Tempo non ce n'è per temperare al calar di bruma le radici affrante Vorrei di questo mondo una matassa e a punto croce rimagliare una ad una le anime ricamare Sorreggerò le carcasse del passato nelle reti riemerse dai fondali dall'aspro odor del tempo perso Ogni scossa ogni tormento lo mangerò come fosse pane lascerò gli affanni con le ossa agli avvoltoi figli della fame È breve il tempo del puparo ti lascia al buio nelle angosce dove solo il freddo ti riconosce Miete anime il canto del silenzio sciorinando attende le sue vittime sul sagrato immacolato del paradiso Il mattino rattrista l'alba che scolora mentre il grano con pazienza attende il sole.
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