Io, identità di me, donna dalle mille sfere rotolanti il tempo che finisce, dai mille solleciti spazzati dal vento, io mi chiedo dove posso ricamare sorrisi, dove essi saranno sorrisi, e non smorfie della vita. Guardo intorno, e perplessa ho disgusto del senso del mondo, gira all'incontrario, per festeggiare morte. Gira veloce, staccando da sé il domani che immorale oggi s'agita in menti alla corruzione proni. Io, donna, piccola cosa pensante, rifiuto l'arbitrio feroce del maschio, che in quell'angolo decide chiuso, rifiuto il sangue che elargisce con lame fendenti, rifiuto l'egoismo dei pensieri che oltrepassino la libertà. Io, identità amareggiata, ma esaltata da spirito d'amore, voglio fermare il suo giro sbagliato in questo mondo, voglio spazio pulito a guardare il tempo che non muore, il tempo della vita amata, il tempo della vita ritrovata che con occhi brillanti e lungimiranti ritorni sicura in ogni identità ed io, donna ormai stanca, ne vivrò un attimo felice, appagata e leggera, poi con il mio destino ritornerò un ultima volta a ricordarmi di me.
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