Scritta da: Li_mas Mastropaolo

Generazioni

Il viso disteso,
lo sguardo lontano,
un vecchio signore,
seduto nel parco,
con forza respira,
quest'aria soave che spira.
Curioso, lo guardo,
saluto con garbo,
ricambio il sorriso.
Mi invita a parlare,
s'illumina il viso.
È solo e malato,
non sa cosa fare,
nessuno ha più voglia di starlo a sentire.
Ed ha tanto da dire!
Da prode ha lottato,
in cella è finito,
violenze e soprusi ha visto e subito
ed ora, che al mondo vorrebbe gridare
"la guerra non serve,
amate la vita!,
nessuno lo sente, sembra proprio finita.
Ma lui non si arrende,
mi parla con calma,
con voce suadente ed un groppo alla gola;
ricorda una donna, la sua bella signora,
che ha amato davvero di amore sincero.
"L'amore, - figliolo,
si vive con l'altro,
per esso si lotta con grande dolore,
non è nostro diritto
ma una spinta del cuore.
E, se il mondo capisse,
quanto grande è l'amore
che il Signore ci ha dato,
certamente, sarebbe,
dall'orrore salvato".
Due parole soltanto,
dolcemente, sussurro:
Segue un breve silenzio,
caloroso, un abbraccio,
ci rapisce nel parco.
Un ragazzo ed un vecchio,
sulla verde panchina,
tra sorrisi e singhiozzi,
han dipinto la vita.

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