Scritta da: Angelo Cohelet

Angelo azzurro

Ma quello che ricordo più di tutto
sono le tue sopracciglia riarse.
Invece dei capelli, fuliggine nera.

Camminavi come un automa
uscendo dall'inferno ruggente
di un bar dal nome sognante.

Angelo azzurro che ora volteggi
in paradiso – se ci credi al paradiso-
o mucchio di cenere fumante
corroso dal tempo sottoterra,

sul tuo pube devastato su cui misi il fazzoletto,
sulla pelle che si staccava a brandelli
seduto immoto sulla seggiola del bar di fronte,
è naufragato un ideale – cento, mille sogni –
il mio sogno!
È diventato un incubo dolente

e cento fotogrammi spezzettati
sanciscono su quel selciato
la fine del sessantotto.
Composta nel aprile 1988

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    Info

    Scritta da: Angelo Cohelet
    Riferimento:
    Il 1° ottobre 1977, durante un corteo della sinistra extraparlamentare a Torino, venivano lanciate decine di bottiglie incendiarie dentro un bar sotto i portici di Via Po, l'Angelo azzurro, accusato di essere "un covo fascista". Un ragazzo di 20 anni, Roberto Crescenzio, impaurito dalla folla, si rifugiò nella toilette e rimase gravemente ustionato.
    Morì due giorni dopo.

    Il "movimento" parlò di "tragico errore".
    Dedica:
    Ai genitori di Roberto Crescenzio, che non ho mai avuto il coraggio di incontrare.
    Ha partecipato al concorso
    Come un granello di Sabbia

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