Scritta da: Silvana Stremiz

Panefalso

L'amore non germoglia
laddove l'odio ha costruito prigioni,
laddove il cuore si nasconde in grotte scure
e l'anima è un serpente che sibila perdono
ma non sa darlo, nemmeno a se stessa.

Puoi tendere una rosa,
inebriata di pace e sogni leggeri,
carica di petali e silenzi delicati;
se l'altro offre solo spine,
il tocco diventa lama,
una lama che taglia senza chiedere scusa.
Ho visto gente vestita di bontà
puzzare di rancore come vecchi barili,
abbracci che non scaldano,
ma legano nodi stretti intorno al collo,
pesanti come pietre.

Elemosina gettata come polvere dorata,
ma comprata al mercato dell'ego:
mani sporche di interesse,
sorrisi affilati come coltelli,
che si vestono di carità
per nascondere il proprio tornaconto.

Gli occhi si chiudono,
mentre le differenze si consumano nel silenzio.
Odio gli amori recitati,
le elemosine mascherate da gesti puri.
Voglio mani nude,
cuori scalzi,
anime che urlano dalle cicatrici,
non da maschere di compassione falsificata.
Laddove l'odio riposa,
l'amore si accende senza combattere.

E io, fatta di luce e spine,
non busserò più a porte
che si aprono per condannare,
curanti SOLO del proprio IO.

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