Muoio ogni volta nel e con il sonno. Mi seppellisco sotterraneamente nella mia personale oscurità. So che nessuno viene a farmi visita, la mia stanza è una camera ardente, il lenzuolo che scelsi in incoscienza la bara bianca per la mia anima dannata ad un'eterna fanciullezza, la testa che non sa non fuoriuscirvi è testimone di una volontà chiamata insepoltura sulla nuda terra dell'aria. Ma la notte sola crede a quest'antichissima menzogna, discende con la sua pupilla alata come una madre a contemplare abissi di un figlio morto in un affondamento. L'insonne "d'una tantum nella vita" l'ha già compreso: il corpo le rimane in alto, inafferrabilmente veste nero, ch'è assenza d'una nuda luce. Nel tempo azzurro furono annegati quegli angeli di stelle che ora appaiono immobili a versarsi come lacrime. E la luna ch'è cranio distaccato dal ricordo dell'ossa sottostanti è manifestazione solidale d'ipocrisia! Le fasi fingon d'essere la decomposizione, il suo raggiungere quel nulla ch'è la cenere del buio... (e vola via, dimentica il cadavere!)!
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