Posso vedere il biondo della pelle, la spiga sacra d'un corpo innalzato ad aguzzarsi e divenire punta che tenta di trafiggere la cupola che come l'acqua innalza per proteggersi, inconscia che lassù non le riguarda l'onda serena tranne quando spuma in una nube dannata in eterno a farsi trascinare anche da scheletro verso l'assenza che tange di riva, verso persino quella tomba nuda che vuole almeno sia sabbia di luce, sembra amore votato a consacrarsi alle divinità celesti e verdi, agli sfondi lontani dalla carne, sembra affermare la sua castità, amando sé ed amando l'invisibile. Ma l'amore è iniziare ad oscurarsi attratti dalle labbra come cuori e cuspidi che portano a vedere la morte nella sua nera visione, è perdersi nell'altro ed affondarvi, dimenticarsi e approfondire l'altro, affinché l'altro sé stesso dimentichi, è la morte che prende padronanza, è il suo trionfo e noi i suoi prigionieri.
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