Scritta da: Andrea De Candia
Notte che mostri solo la viltà
come una donna sempre un passo avanti verso il fuggire ignoto d'ogni sogno.
Ti guardo nel pensiero, estrema ombra
che l'universo lascia sulla Terra,
e volgi a me le spalle e non ti vedo.
Ho gli occhi che mi cadono sui tuoi
lunghissimi capelli tesi al nulla,
e sono sveglio e dormo ad occhi aperti
la consapevolezza di quel sonno
che senza sogno porta al fallimento.
(...)
Senti russar le scarpe? Il loro volto
si muove fermo a un letto che è di pietra. Anche le scarpe devono dormire
ma il loro pure è sonno senza sogno,
asfalto che non è visione d'acqua!
(...)
Il sole sta davanti ed io inseguo
stupidamente, coraggiosamente,
la schiena, le sue spalle sono oscure
e portano in trionfo la sua nuca
com'ostia offerta a tutti i sacerdoti
che compiono il peccato dell'insonnia.
(...)
E il movimento stesso del mio corpo
e la sua forma alzata era allungata
come fosse un punto interrogativo
che porta avanti frasi di passato
e le dissolve in un futuro incerto...
dicevo ad un nessuno col mio gesto:
"potrò vedere almeno questa volta
la verità lucente del tuo volto,
che tutti chiamano (tremando) Morte?

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