Scritta da: Silvana Stremiz

Irene candida

Irene candida, lascia le piume,
T'affretta a cogliere leggiadri fiori
Or ch'Alba fulgida spande il suo lume
Co' nuovi albori.
     In mezzo agli alberi d'accanto il fonte
Vedrai tu sorgere bei gelsomini;
Li cogli, e adornati del vago fronte
i vaghi crini.
     Mentre innoltravasi col gajo aprile
Soave Zefiro là fur piantati,
Da me alla morbida tua man gentile
Poscia serbati.
     Il graziosissimo tuo cestellino
Empi di mammole e di viole;
Ma, bene badami, sfiora il giardino
Prima del Sol
     Indi, sovvengati, Fanciulla mia,
Che voglio un bacio al tuo ritorno,
Nè vo' che al solito tu me lo dia
Un altro giorno.
     Chè questo amabile giorno mai viene,
E se anche in seguito così faremo,
Gli anni andran rapidi, nè un giorno, o Irene,
Goduto avremo.

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