Distinguo il corpo ignudo, carponi su un'asparagiaia, venirmi incontro a celare il viso gli scandalizzati capelli che nulla possono quando la lingua si erge come un aspide a lambire velenosa la punta del naso.
La bocca, ghiacciaio in fiamme non trattiene lo sciogliersi profumato sull'esile mento; ormai gonfio come un lombrico indietreggio a sostenermi un pioppo, socchiudo gli occhi un istante, respiro profondo dissolta è l'asparagiaia.
Smarrito e affranto mi muovo tastoni verso l'epicentro del desiderio e unica sottile vestigia: uno scuro ondulato capello.
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