E tu, soldato, per che padrone urli? Per che padrone spari? Chi ti ordina di far questo a un tuo pari? Quale ragione, accusa o Dio vai proclamando credendoti pio? Cosa sognavi, bambino felice? Cosa cantavi, perduto amico? Occhi, cuore, fegato e pelle sorreggono le anime in quello scialle. E tu non sai che ti hanno aperto, prelevato ragione e di colpo coperto. Tu non conosci il feroce nemico come si insinua nel tuo intimo amico: Lo spreme, lo tiene, lo zittisce e sviene. Ma svegliati e riattiva le vene il tuo corpo ha un colore, un suono, un volo. Tu sei padrone del tuo perdono.
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