Scritta da: Rossella Porro
in Poesie (Poesie personali)
Alfine giunta è oramai
la sera
il lampione scarno
illumina senza voglia
il bivio dell'incertezza.
Pallida è la luna
e una sola la stella
al di là è solo
buio.
Andare o restare?
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Alfine giunta è oramai
la sera
il lampione scarno
illumina senza voglia
il bivio dell'incertezza.
Pallida è la luna
e una sola la stella
al di là è solo
buio.
Andare o restare?
E gli occhi muti
si fermarono a guardare
i tuoi passi
ora non più soli
compagni di chi sa
quali sconosciute mete
che non saranno
mai le mie.
Dinanzi a te sono sempre un perdente
ripongo le armi
non ho più voglia di ferirmi.
Taccio e ascolto
il rumore dell'aria
che fende brandelli di carne.
Nulla è più dovuto.
Il tempo gela ogni
misera speranza
Nel rancore è riflessa
la mia anima inquieta.
Nulla è più certo.
Le radici spezzate.
Dovrei capire
il non detto
l'inespresso celato
in angusti rifugi
che non sono più casa.
Perso è per sempre
l'ineffabile laccio
un tempo legame
oggi catena
che stringe l'anima
esausta che assapora
l'amara sconfitta.
Tutto è perduto
ripongo le armi
nessun armistizio
sono solo
sconfitto.
Ti scrivo
dal deserto dei miei pensieri
illudendomi che tu solo
possa comprendere.
Troppe volte ho ascoltato
i silenzi, troppe volte
ho guardato mari
che non ho mai solcato,
cieli che non ho mai
attraversato.
Tu solo puoi capire
quanto arduo sia
lasciare la baia
tranquilla e issare le vele.
Tu solo puoi capire
le tempeste e
le inattese bonacce che
ottenebrano il cuore.
Senza doverti spiegare,
senza dover trovare
parole che so già
di non avere,
so che tu solo
puoi capirmi
perché si può mancare,
arrivare troppo presto o
troppo tardi
e perdere la marea
mentre il tempo
ci cambia l'anima.
Io non so fino
a dove mi porterà
il vento,
seguirò l'onda,
non so fino a dove,
ma so che fino a quando
sentirò
le stagioni cambiare
aspetterò la primavera per cominciare il viaggio
perché dopo un gelido inverno
arriva sempre
una nuova stagione.
Tu solo puoi capire
questo mio eterno bisogno di andare
di prendere e lasciare
e ritrovare altrove
ciò che qui non ha
casa.
Binario morto
stasi dell'anima inquieta
in un deserto soffocante
dove le ombre stanche
arrancano dietro le orme
portate via dal vento.
Aspetto un treno,
dov'è la mia follia?
Così egli sedeva
chino in avanti
e il cuore lasciato
tre passi indietro.
Tu mi rendi triste
e nemmeno te ne avvedi,
delle tue parole
possono farne corone
di fiori
da mettere sul capo
nelle belle giornate
di sole,
ma è nella sera
che i fiori
perdono colore
e le paure s'insinuano
tra i teneri
petali e spuntano
spine
tu mi rendi triste
e nemmeno te ne avvedi.
Più di una volta
ho inseguito il vento
illuso dalle sue carezze,
spingendomi oltre
la notte dove
ogni domanda muore
lasciando il posto al dubbio.
Più di una volta
ho chiuso gli occhi
continuando a camminare
sull'orlo dell'incertezza.
Più di una volta
ho dato credito
al sole
nelle giornate tempestose,
più di una volta
ed è ora che smetta.
E quando alla fine
aprii gli occhi per vedere la strada
essa era ancora umida e fredda
eppure un raggio di sole
aveva asciugato la pioggia che goccia a goccia
aveva segnato il passo
e ora tutto sembrava
possibile
perfino il sereno.
Non sono un poeta
né maestro
né filosofo
né oratore
srotolo la matassa
dei pensieri
che mai la bocca ardisce
proferire
e do voce a ciò che non ha voce
sottovoce perché
io mi possa udire
più di chi mi sta a sentire.