Potevi lasciarmi con parole mai dette, senza pentirti mai, non poco affanno e le scarpe strette. Invece, mi hai dato tutto per raccogliere poi solo lamenti, incessanti e sconsolanti respiri ribelli di dolore, che ci hanno affossato nel disagio più crudo.
"Non sono stanca", (si).
E tutto ciò che mi potevi dire scivola via, piano, dentro quelle nostre desolazioni di non pochi frammenti, immutabili, diventati improvvisamente cenere, rovine di un tempo che ora sembrano illegali.
Vi son rose nascoste che ti entrano dentro col coraggio del vento che non si ferma, come questo tempio di tesori e colorati silenzi che s'intingono d'antico a luna piena, per farti volare in un paradiso aperto.
Una officina dei profumi, domicilio di fate e duchesse, scandita da un tempo incantato tra dolcezze di magie, vortici di storie invisibili e mirabili trame.
E nel cerchio celtico delle emozioni ogni ritmo si fermerà. E sarai costretta a cadere oltre i giardini segreti al cuore, per vivere un attimo eterno dentro uno spettacolo d'amore.
Non su argini dubbiosi non in porti inadeguati ne tra merletti e rose insoddisfatte, ma attraverso trasparenze e sbarre arrugginite mi afferri forte davanti all'ambiguità del tempo contaminata.
L'asprezza che avanza ci sbalza contro ribollii d'aria esasperata macchiata da un fragile non-talento.
Si mescolano rapide tracce impilate da un tempo sbagliato in corsa verso non-prigioni di zucchero che nascondono dentro tanti piccoli mondi di candele spente.
Ancora emarginati ed alla deriva invece di arrenderci passiamo attraverso infilandoci senza sollievo in corti insoddisfatte costruite sui nostri anni di felicità rifiutate.