Ispira la tua voce quando perde il significato del verbo, ed io sono nato in lei, senza nessuna paralisi da cercare, in angeli di cristalli che piovevano, tra perle di distanze che strillavano per la paura di avvicinarsi e poi smarrirsi tra frantumi di magie infinite nello specchio di attimi dispersi.
Quella voce non aveva nome, o quella voce non esisteva senza quello stesso nome, e le cose cambiano o le cose muoiono, e il nome le chiama o le vivifica, quindi adesso devo farlo, posso farlo, e quando voglio non voglio perché l'attesa è tutto e la sua fine un delitto.
Ispira la tua voce se pronuncia il mio nome, quando il margine di un'anca affonda nell'addio di un bacio e il suo oblio definisce la parola, sulla schiena un neo e accanto al labbro un altro, il sorriso di chi si accende nella solitudine di una compagnia.
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