E fui nel tempo, nel tempo sono stata nuvola erratica, salsedine giù al molo, la trasparenza lieve del mattino. la nomade irruente, senza pace, quella che fugge vincoli e pianti di bambini.
Fu un dio beffardo, un satiro con vesti lacerate e occhi lustri a sceglierti per me nel gorgo turbolento di quelli che s'arrischiano da soli e che, da soli, per la terra vanno.
La grande mano aprì e senza cautela ti scagliò accanto a me, poi passò ad altro.
E ancora adesso stiamo a domandarci chi tra quel dio o noi due rimase stupefatto dall'esito di quel remoto suo capriccio.
Ancora adesso, mentre dolcemente, continuo a lungo a scompigliarti i ricci.
Commenti