Katsumoto: Questo tempio è stato costruito dalla mia famiglia mille anni fa. Il mio nome è Katsumoto... tu come ti chiami? Le mie parole non sono corrette? Mi eserciterò nella tua lingua con te, se tu vorrai onorarmi. Nathan Algren: Mi hai tenuto in vita solo per esercitarti? Allora che vuoi?! Katsumoto: Conoscere il mio nemico. Nathan Algren: Ho visto quello che fai tu ai nemici. Katsumoto: Nel tuo Paese... i guerrieri non uccidono? Nathan Algren: Non tagliamo la testa a uomini sconfitti e inermi. Katsumoto: Il generale Hasegawa mi ha chiesto di aiutarlo a togliersi la vita. Un Samurai non sopporta la vergogna della sconfitta, è stato un onore tagliargli la testa. Molte nostre usanze a voi sembrano strane, lo stesso vale per noi con le vostre. Per esempio, non presentarsi è considerato estremamente scortese, anche tra nemici. Nathan Algren: Nathan Algren. Katsumoto: Sono molto onorato. Mi è piaciuta molto questa conversazione. Nathan Algren: Ho delle domande. Katsumoto: Io ho fatto la mia presentazione e tu hai fatto la tua presentazione. È stata una splendida conversazione. Nathan Algren: Ho delle domande. Katsumoto: Le domande dopo. Nathan Algren: Chi era il guerriero con l'armatura rossa? Katsumoto: Era mio cognato Hirotaro. Nathan Algren: E la donna che si occupa di me? Katsumoto: Mia sorella, moglie di Hirotaro. Si chiama Taka. Nathan Algren: Ho ucciso suo marito? Katsumoto: È stata una buona morte.
Le nostre vite cambiarono perché dovevano cambiare e che la vera magia dei pantaloni è stata l'essere testimoni di tutto questo e in qualche modo nell 'averci tenuto insieme anche quando sembrava che niente sarebbe stato più lo stesso. Alcune cose sarebbero cambiate ma sapevamo che per quanto i nostri percorsi avrebbero potuto portarci lontano in qualche modo, quello che ci univa non si sarebbe mai spezzato permettendoci di superare qualsiasi difficoltà. A noi! A chi eravamo e a chi siamo! E a chi saremo! Ai pantaloni! Alla sorellanza! A questo momento e al resto della nostra vita! Vicine e lontane.