Scritta da: Marianna Mansueto
in Frasi & Aforismi (Saggezza)
A volte penso che la notte sia più viva e più ricca di colori del giorno.
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A volte penso che la notte sia più viva e più ricca di colori del giorno.
Essere oggetto d'amore è una causa potente di felicità, ma l'uomo che chiede amore non è colui al quale viene concesso. L'uomo che riceve amore è generalmente colui che lo da.
Siamo i Guerrieri della Luce, con la forza del nostro amore e della nostra volontà possiamo cambiare il nostro destino e quello di molte altra persone.
Le persone che hai amato inizieranno a essere un'eco nella cornetta del telefono portatile.
Non incontrerai mai veramente, perché avrai perso il desiderio, non ne avrai a sufficienza per costringerti a percorrere una strada, a dedicare il tempo.
A decidere e basta.
Non si riuscirà a darlo quel tempo, a nessuno, nemmeno per percorrere un pezzo di strada, saranno sempre e soltanto frammenti. Piccoli specchi su cui rimbalzare. L'amore, il contatto, il cammino, sarà solo amore rubato, vorace, rapacemente.
La felicità? Un buon sigaro, un buon pasto, una bella donna; o una donna cattiva. Dipende da quanta felicità siete in grado di maneggiare.
Certe volte non capisco come un altro possa averla cara, abbia il diritto di averla cara, mentre io amo lei, unicamente, così dal profondo, così pienamente, e non conosco, e non so, e non ho altro che lei.
In qualsiasi direzione vai, vacci con tutto il cuore.
L'amore rende perspicace anche chi è sciocco, valoroso chi è codardo.Commenta
E forse il tuo carattere non mi piaceva, né il tuo modo di comportarti, però ti amavo di un amore più forte del desiderio, più cieco della gelosia: a tal punto implacabile, a tal punto inguaribile, che ormai non potevo più concepire la mia vita senza di te. Ne facevi parte quanto il mio respiro, le mie mani, il mio cervello, e rinunciare a te era rinunciare a me stessa, ai miei sogni che erano i tuoi sogni, alle tue illusioni che erano le mie illusioni, alle tue speranze che erano le mie speranze, alla vita! E l'amore esisteva, non era un imbroglio, era piuttosto una malattia, e di tale malattia potevo elencare tutti i segni, i fenomeni.
Eppure non ero fisicamente gelosa di te. Non lo ero mai stata, nemmeno all'inizio [...]. Parlo della gelosia che svuota le vene all'idea che l'essere amato penetri un corpo altrui, la gelosia che piega le gambe, toglie il sonno, distrugge il fegato, arrovella i pensieri, la gelosia che avvelena l'intelligenza con interrogativi, sospetti, paure, e mortifica la dignità con indagini, lamenti, tranelli facendoti sentire derubato, ridicolo, trasformandoti in poliziotto inquisitore carceriere dell'essere amato.