Scritta da: Giuseppe Catalfamo
Dormire per non affrontare la vita.
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Dormire per non affrontare la vita.
Se nel nostro tempo un falegname trentenne si professasse il Messia, come d'altronde gli Avventisti del settimo Giorno auspicano, andasse in piazza, ci dicesse parole d'amore, narrasse novelle, indicasse una nuova vita di povertà volta al bene spirituale, volesse che lo seguissimo diventando pescatori di anime e in ultimo impeto di vocazione divina si facesse crocifiggere dicendo che è per la nostra salvezza... Bhè, non v'è la pallida titubanza che sarebbe considerato un emerito imbecille.
Truccata da solidarietà spesso è speculazione.
Capita a volte che nella giornata non posso portare il mio Sato ad espletare i suoi bisogni all'aperto.
Quindi ho adibito in casa, non avendo giardino, una stanza per lui,
dove può "sporcare" in un angolo dove metto dei giornali.
Il problema è che quando usciamo se non trovo un'edicola non fa pipì.
Adoro filosofeggiare sul senso della vita, su quel che potrebbe esser l'uomo nell'ambito dell'universo, sulla nostra presunta intelligenza.
Analizzandomi all'eccesso dell'iperbole confesso a me stesso che questa è una voglia atavica del mio 'es'ma anche un più terreno sogno d'esser ascoltato per poter non fare un cazzo...
come i veri filosofi.
Mi sento comunque "bene" e "meglio" di chi per non fare un cazzo ha inventato religione e politica.
Nulla sopravviverà... sorrido serenamente alla falce.
La "cosa vivente" più nefasta e nefanda sboccia ad inizio estate. Quelli che abbandonano gli animali.
L'aforisma è una sentenza,
rigorosamente mai della Cassazione.
Mia madre,
la cascata delle Marmore.
Mio padre,
"Stretto" nel mare fra coppola ed onore.
Il mio primo respiro,
dove il sugo non si cuoce.
Indosso lo Stivale come fosse mocassino.
La regina delle prove che l'essere umano possegga intelligenza è determinata dal fatto che ha inventato Dio. La prova che sia molto meno dotato intellettualmente di un celenterato è che ci crede.