Quando per un mortale il fragore del giorno cessa e sulla muta città l'ombra traslucida della notte e il sonno che ristora scende già, allora per me s'insinua nel silenzio il tempo del penoso vegliare: e nell'inerzia notturna, della serpe del cuore sento i morsi bruciare. I sogni fervono e da gravi pensieri è oppressa allora la mia mente. Il tacito ricordo davanti a me il suo lungo rotolo distende, e con disgusto leggendo la mia vita, amaramente piango e mi deprimo, amaramente tremo e maledico, ma i tristi versi non sopprimo.
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