Barzellette


in Umorismo (Barzellette)
Il pappagallo.
Antonio Caputo, portiere di uno stabile signorile a Napoli, aveva un pappagallino che la moglie era riuscita mirabilmente a far parlare in maniera eccellente. Ma molto spesso risultava essere fastidioso ed invadente!
Un mattino mentre Antonio si faceva la barba col rasoio a mano, il pappagallo comincia a strillare "statti attento che ti tagli! Statti attento che ti tagli!" In maniera ossessiva tanto che Antonio cominciò ad innervosirsi e rischiava veramente di tagliarsi per via del pappagallo maleducato.
Per farlo zittire, lo prese e lo gettò nel water chiudendo il coperchio e finalmente poté continuare a farsi la barba senza i fastidi del petulante volatile.
Ad un tratto sentì suonare il campanello della portineria, andò ad aprire e si trovò davanti la signora del 7° piano Clarabella Aldrovandi bellissima donna di cui era perduto ammiratore, la quale gli chiese se potesse usare il suo bagno per una necessità urgentissima e impellente.
Antonio rimase estasiato dalla richiesta della donna, oggetto dei suoi desideri e acconsentì subito mostrandole il bagno, ma si dimenticò completamente del pappagallino ivi chiuso.
Appena la bellissima inquilina era entrata e chiusa la porta, sentì la voce del pappagallo che urlava "padrone, padrone, te lo avevo detto che ti tagliavi".
Composta giovedì 26 maggio 2011
Vota la frase umoristica: Commenta
    in Umorismo (Barzellette)
    La storia si svolge a Milano negli anni 60 tra l'industriale Gianmaria Bernasconi Rizzoli, conte di Martesana e il suo autista Pasquale Donnarumma di Pozzuoli (na)

    Ricorrendo il compleanno della moglie sig.ra Matilde Aldrovandi di Montefeltro
    il conte Gianmaria Bernasconi incarica l'autista Pasquale di preparare la limousine
    al fine di recarsi in via Montenapoleone per acquistare un regalo di prestigio alla moglie,
    una pelliccia di cincillà del valore di 50 mln di vecchie lire. Infatti Pasquale rigorosamente in livrea, ottempera a quanto ordinato dal suo datore di lavoro. Al ritorno, Pasquale reca in braccio orgogliosamente, la confezione con l'oggetto regalo della favolosa pelliccia di cincillà.

    Giunti all'avita dimora il conte sempre seguito dal fido Pasquale con in braccio la pelliccia, cerca l'amata per darle il regalo appena acquistato, ma stranamente ella non risponde ai ripetuti richiami di "cara, cara dove sei?" Lanciati dal conte. Infine pur aprendo tutte le porte dei locali, dalla bibioteca
    alla sala da tè, la gentildonna stranamente non risponde. Il conte decide infine di guardare anche in camera da letto, perchè malgrado la tarda mattinata, potrebbe essersi trattenuta ancora nel talamo.

    Ed infatti la trova sì a letto, ma con un altro uomo, cioè l'amante! Questo è lo scenario che si presenta a lui e a Pasquale, anch'egli esterrefatto, con la pelliccia sempre in braccio. Riavutosi un attimo dalla sorpresa il conte Gianmaria Bernasconi Rizzoli ripreso il suo sangue freddo, così esordisce:

    - Non ti prendo a schiaffi perché sono una persona molto seria, donna fedifrega e messalina, ti credevo Cornelia madre dei Gracchi e invece non sei che una semplice Tiziana e l'ultima parola che vorrei dirti, non
    la dico perché mi rimane in gola, mi strozza! -
    Poi rivolgendosi all'autista gli dice - Pasquale prendi la pelliccia e portala a tua moglie, sicuramente è più onesta della mia! -

    Figuriamoci il povero Pasquale, al colmo della felicità, si precipita a casa con la favolosa pelliccia regalatagli per la moglie dal conte e per darle la buona novella. Anch'egli gira per casa in cerca della moglie
    - Concettina, Concettina dove sei? -

    Anche sua moglie non risponde, allora la cerca in camera da letto, la spalanca e trova pure lui la moglie a letto con l'amante! Situazione Kafkiana! Perfettamente analoga a quella del suo padrone vista poco prima.

    Allora si ricompone, e volendo imitare il conte che in maniera signorile aveva liquidato la questione, cerca di reinterpretare le sue parole profferendo così:

    - non ti piglio a cavici int'ò mazzo pecché song nà persona seria, donna fetosa che non vai mezzalira, ti credevo donna carmela che vende vende i "tracchi" invece non sei che una semplice "trezzaiola" e l'ultima parola che ti vorrei dire, mi rimane in gola, stronza! -
    Composta mercoledì 25 maggio 2011
    Vota la frase umoristica: Commenta
      in Umorismo (Barzellette)
      Napoli, ore 4 del mattino. Uno spazzino sta ramazzando la strada ad un bivio cittadino, si ferma una limousine con 4 arabi a bordo che cercavano la moschea e non sapevano quale via del bivio prendere: Cercando di farsi capire dall'operaio lo interpellavano cosi "Uè paisà da cà si và da Allàh" volendo dire alla moschea! Ma siccome lo spazzino non capiva ripetevano la stessa frase varie volte "Uè paisà da cà si và d'Allàh" Alla fine lo spazzino infastidito chiaramente gli risponde indicando le vie. "Se vai di qua vai in culo a mammeta, se vai di là vai in culo a soreta, ma se sei venuto qui per rompere il cazzo a me sei arrivato".
      Scusate le volgarità ma erano necessarie, non trovate?
      Composta martedì 24 maggio 2011
      Vota la frase umoristica: Commenta
        in Umorismo (Barzellette)
        Un nero entra in un negozio, il commesso si avvicina e chiede: "posso aiutare?"
        E il nero: "sì grazie, io vuole gombrare scarpa... quella elegante lì è molto bella!"
        Allora il commesso: "ah sì buongustaio queste sono Cesare Paciotti... mi dica le vuole nere, testa di moro?"
        E il nero: "No, bianche, testa di cazzo!"
        Vota la frase umoristica: Commenta
          Scritta da: RENATO
          in Umorismo (Barzellette)
          Sulla via Appia nell'antica Roma.
          Cesare è alla guida di una biga quando un Console, preoccupato di sommosse popolari, lo avverte dicendogli:
          - Cesare! Il Popolo chiede "sesterzi"!
          - Rispondi al popolo, Console Fabio, che Cesare va sempre dritto per la sua strada, non sterza mai!
          Composta domenica 15 maggio 2011
          Vota la frase umoristica: Commenta
            in Umorismo (Barzellette)
            Al bar.
            Un uomo va al bar e dice al cameriere:
            - Una birra alla spina per favore.
            Il cameriere versa la birra: - Ecco qui signore.
            - Ma questa birra è solo di schiuma!
            - Aspetti un po'! Tra poco la schiuma scomparirà, e resterà solo la birra.
            Allora il cliente chiede al barista: - Mi scusi, quant'è?
            - Sono tre euro.
            Il cliente mette sul bancone una moneta da un euro, al che il barista dice:
            - Scusi ma sono tre euro, non uno!
            - Aspetti un po', tra poco diventeranno tre...
            Vota la frase umoristica: Commenta
              in Umorismo (Barzellette)
              Tra amici: "Ieri stavo passeggiando sul marciapiede e dietro di me c'era una donna grassa, ma grassa, ma talmente grassa che a un certo punto mi sono fermato, mi sono girato verso di lei e le ho detto: Signora mi scusi, basta salite! Vada davanti lei che così almeno cammino in discesa!"
              Vota la frase umoristica: Commenta
                in Umorismo (Barzellette)
                Un bambino che frequenta la 1^ elementare chiede alla mamma "mamma perché la maestra chiama tutti gli altri bambini con il loro nomignolo ad esempio Giorgio, lo chiama Giorgino, Vincenzo lo chiama Vincenzino, Pasquale lo chiama Pasqualino ecc. Ma a me non mi chiama mai con il diminutivo? Perché?"

                La mamma resta per un attimo perplessa poi gli risponde "Sei ancora troppo piccolo per capire, lo saprai tra qualche anno Pompeo!"
                Composta martedì 5 aprile 2011
                Vota la frase umoristica: Commenta