Scritto da: Carla Reale
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...anche lei avrebbe voluto fare, libere, irraggiungibili, belle perché nessuna aveva gli stessi colori dell'altra, belle perché cosmopolite e sensuali, belle perché non curanti, belle perché sfuggevoli.
Una di loro, la più bella, si posò sul vetro. Corse lei, per vedere più da vicino l'oggetto del suo amore. Tese la mano, dolente, tremante, verso le sottili zampe dell'esile creatura e vi congiunse le sue dita che ora le apparvero stranamente tozze. Desiderò ardentemente che ella potesse percepire il calore di cotanto amore, di una passione così struggente e combattuta, che la dominava ma al contempo la turbava. Chiuse gli occhi, scostò dal freddo vetro le dita, le portò all'altezza del cuore. Lentamente si schiusero i suoi occhi. E le sue dita... e le sue dita... il cuore iniziò a scalpitarle. Sulle sue dita si muoveva docile l'eterea creatura, batteva con grazia le sue sottile ali, posate sul corpicino filiforme. La portò ove il battito si faceva sempre più frenetico, ed ella all'udire lo scalpitio volò nell'immenso fuori da quelle mura di cristallo.
E fu subito dopo che si rese conto.
Nessuno aveva detto che sarebbe stato semplice. Ripetute volte avrebbe percosso il suo fragile corpo contro le spesso vetro nel ... [segue »]

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