Scritto da: Andrea Manfrè

L'ombra nella Bottiglia


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...occhi lucidi e il viso ampio e luminoso.
"Dovresti smettere di bere e dimenticare", risponde lui; e tristezza traballa in quegli occhi intelligenti.
Sono anch'io di marmo, oramai non ho altro da fare, a parte bere e inseguire i miei sogni, altro non odo, vento, fantasmi, non uno ma una moltitudine, sospesi a fluttuare tra le nuvole.
Il mondo si è capovolto.
"Sprizz, per favore, dammi la solita bottiglia", chiedo, cercando nelle tasche gli ultimi spiccioli.
Lui mi guarda, tentenna, si caccia sotto il bancone, e prende un'altra bottiglia.
"C'è sempre l'ombra, Sprizz? ", chiedo ridendo.
"È sempre la solita, amico mio, quella che ti condurrà per mano verso la morte".
"Ciao, Sprizz"
"A presto, amico mio", risponde lui con gli occhi tristi.
Il cielo è limpido, aria lieve gira intorno alle cose e la spiaggia riluce come uno smeraldo.
Mi siedo sul molo, tolgo l'involucro di carta, prendo tra le mani la bottiglia.
Un sorso ancora, l'ultimo, prima di rincorrere con lo sguardo una rondine solitaria, mentre gli spettri oscillano, l'oceano, e gli occhi di lei che sguazzano tra le onde, e io sono lontano, non uno, ma una moltitudine di ombre e lei non c'è, non verrà, mai ritornerà ad ascoltare l'urlo disperato del mio cuore.

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