Scritto da: Andrea Sargenti

Dialogo tra un uomo che cammina e il mare


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Non sembra nemmeno la stessa sabbia. L'inverno ti ha reso cupo e silenzioso, ma quasi non si avverte nel tuo infinito accarrezzare, questa tua immutata grandezza. Ti avvicini, ti allontani, senza paura e senza rimpianto.

Si, l'inverno m'incupisce, ma guarda, guarda l'orizzonte, laggiù in qualche luogo il sole bacia ancora la mia morbida pelle, vivo di questo. Non c'è inverno così lungo, o notte così lunga da lasciarmi senza vita.

Come vorrei... rubarti la grandezza, come vorrei rubare la tua forza, raccogliere l'immenso tuo destino e farne arma in questa vita con così poco sole.

È forse questa l'ardita presunzione? Piccolo uomo, cammini al mio cospetto, vieni da lontano, cosa cerchi? Rubare ciò che mi appartiene non è ambizione sana. Guardami, guardami uomo che cammina, credi forse che il tuo dolore possa turbare anche solo uno di questi miei sospiri? La vita, la poesia, l'amore... ti hanno forse tolto la ragione?

La ragione? Quale ragione? Forse quella che fa di un uomo un uomo finto? No, ti sbagli grande mare, la mia ragione è vita grande almeno quanto la tua forza in una notte di tempesta. Tu sei mare e sopravvivi in questo mondo, il dolore non ti coglie, il sangue ... [segue »]

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