Scritto da: Emma Grillo

Lumaca


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...spostarsi, senza volere andare da nessuna parte.
Si trova cibo in quantità, ci sono i rumori, i sapori e le storie di quelli sopra di me.
Là dall'alto gettano gocce delle loro esistenze.
Brillano di cenere, di fatica e di paura.
Ho vissuto cercando acqua, liquidi e risorse.
La saliva dei grandi cammelli mi scorreva addosso ed era la salvezza d'estate quando me ne stavo racchiusa.
La saliva era ancora più abbondante quando li portavano al macello e urlavano e si inginocchiavano per non farsi tirare.
Un giorno un vecchio alto mi salvò, mi sollevò lentamente attento a non farmi male e anche a non toccarmi.
Sapeva che il suo tocco sarebbe stato letale per me.
Pregava, sussurrava versi del Corano, la sua gentilezza era così sottile che mai più mi capitò di sentire tanta protezione e dolcezza.
Questa è la mia ultima estate, la passerò nel vecchio cimitero ebreaico.
Qui le tombe sono messe in ordine, una stretta all'altra, allineate con cura.
Il bianco accecante della calce cancella persino i nomi, le date, nessuna fotografia.
La cura gli ebrei la lasciano al Signore, non ci deve essere traccia evidente del ricordo dei defunti sulla superficie.
Perché questa essenzialità?
La morte ... [segue »]

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