Scritto da: Andrea De Candia
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Il dolce paese, con la gentile modestia dei suoi prati, case, giardini, mi appariva come un soave canto d'addio. Da ogni parte echeggiavano a ondate lamenti antichissimi di misera gente sofferente. Spiriti emergevano in mirabili panneggi, grandi, morbidi, plastici. La bella, dolce strada maestra, splendeva d'azzurro, di bianco, d'oro. Sopra le case dei poveri, dipinte di giallo e soffuse di color rosa, abbracciate con infantile tenerezza al sole, commozione e incanto volavano simili a immagini d'angeli cadenti dal cielo; tenendosi per mano, amore e povertà si libravano nell'aria profumata. Mi sembrava quasi che qualcuno mi chiamasse per nome, che qualcuno mi baciasse e mi desse pace, che Dio onnipotente in persona, nostro benigno signore e padrone, procedesse sulla strada per renderla indicibilmente bella. Fantasie di ogni specie mi inducevano a credere che gesù cristo fosse venuto lì e che ora si aggirasse con tutta la buona, cara gente per l'incantevole contrada. Tutto ciò che era umano e concreto pareva essersi trasformato in un'anima colma di dolcezze. Veli argentei, nebbie immateriali fluttuavano per ogni dove, avviluppando ogni cosa. Ecco, l'anima del mondo si è aperta, e qualsiasi cattiveria, sofferenza e dolore è in procinto di scomparire: così fantasticavo. Vecchie passeggiate mi ... [segue »]

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