Scritto da: JNero

Pensieri di una notte invernale


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...tanto che a un certo punto era convinto di poter capire i suoi pensieri solo guardandola. La cosa dovette essere reciproca perché dopo mezz'ora lei proferì le prime parole di quella notte: con negli occhi uno sguardo preoccupato gli chiese se andava tutto bene. La guardò, pensando alle parole udite con uno sguardo di sorpresa e un po' preso in controtempo, non sapendo subito cosa rispondere. Rispose con un bene stiracchiato accompagnato da un pigro sorriso che non convinceva nemmeno lui, quindi dopo pochi istanti si convinse a dirle la verità, che non era vero che andava bene, con lui non andava mai bene niente. Era più facile che un granchio camminasse dritto, anche se ormai ne aveva fatto l'abitudine. Non si sentiva neanche più male, perché viveva in un tale stato di passività dettata da una continua tristezza che non gli importava nemmeno tanto quello che succedeva. La "scintilla" si accendeva solo quando era con determinate persone, che poteva contare sulle dita di una mano e che significavano tutto per lui, il sorriso sulla faccia di un "triste". Non voleva lasciarli andare e non voleva perderli, anche se il destino non è stato molto dalla sua neanche stavolta. Infatti essi si sono fidanzati tutti, e anche se al minimo accenno di bisogno eran presenti, una strana sensazione di solitudine si era impossessata di lui, gli sembrava come se il mondo gli dicesse: "guarda come è felice il mondo mentre te no". Una tristezza non scusata e ne era consapevole, ma non poteva farci nulla. Almeno c'era la musica ad aiutarlo, o almeno a dargliene la parvenza.
Composto sabato 14 dicembre 2013

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