Scritto da: Giovanni Barra

Senza Apparente Motivo


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Una pioggia fastidiosa, non mi frena. Con carta d'identità e tagliando d'imbarco, il tutto incredibilmente in equilibrio: salire nell'aereo in queste condizioni sembra davvero un'impresa proibitiva. Finalmente il posto assegnato, quaranta centimetri per cinquanta, un loculo, ma questo è un pensiero che scaccio subito, non sono scaramantico, non ho paura di volare, ma è meglio evitare provocazioni gratuite. Allaccio le cinture, spengo il telefono, controllo di avere il mio blocco per gli appunti a portata di mano. Ho anche il portatile, ma lo spazio è troppo scomodo, e poi il libretto d'appunti ricorda un ambiente d'altri tempi: chissà se Hemingway avrebbe mai scritto il Vecchio e il Mare, se avesse avuto a disposizione il computer? Già al decollo si intuisce che non sarà un viaggio tranquillo, Napoli è vicina, ma circa quattro ore di volo possono essere lunghe un'eternità. A volte pensi proprio a questo, cos'è l'eternità, ci sarà davvero qualcosa di leggendario, a questo punto siamo talmente abituati a trasformare tutto, che anche le parole hanno perso il senso. Credere o non credere, mi richiama il mio inconscio. Mentre attraversavo una nuvola, l'aereo traballa, agitato dal temporale che sembra disturbato dalla nostra presenza, un bambino piange, il mio vicino ... [segue »]
Composto mercoledì 25 maggio 2011

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