Scritto da: Concetta Antonelli

Lettera a un tamburino

Caro tamburino,
mi hai colpito stasera...
In questa serata di artisti di strada, giovani mangiafuoco, giocolieri, sbandieratori trepidi, cavalieri intrepidi nella folla vociante, meravigliosi sguardi di bambini che ricevono doni di stupore e di colori... tu.
Tu: un ragazzo, come tanti altri, con un costume semplice, i capelli corti e lucidi, la sagoma delicata di un adolescente... ma che determinazione! Che rintocchi dava il tuo tamburo!
Le labbra serrate, la concentrazione massima, le mani strette sulle bacchette, i muscoli delle braccia guizzanti esattamente allo stesso modo in ogni colpo... il tempo perfetto, l'intensità perfetta, quei colpi sembravano l'unica tua ragione di vita, un colpo, un altro, si ravvicinano, fanno un vibrato, ripartono...
Tutti seguivano te... non si poteva non sentire la passione, la forza, la determinazione... guida naturale e carismatica, non esisteva direttore dei tamburi, gli altri seguivano solo te, il tuo ritmo, i tuoi colpi, ognuno battuto come dovesse essere l'ultima cosa al mondo che facevi, senza risparmiare neanche una briciola di te, senza spazio in quel momento per nessun'altra cosa: solo il tuo tamburo, solo la tua melodia possente, solo la tua vita... sembrava ti giocassi la vita, l'esistenza e tutti i tuoi anni a venire in questa partita cieca con un tamburo risonante e l'attenzione della folla, e noi tutti abbiamo sentito, capito, ammirato: perché anche un semplice, giovane tamburino può insegnarti che cos'è vivere con passione, senza avarizia meschina, senza mezzi termini...
Un ragazzo, un tamburo, una serata di festa in un'esistenza dura, un mettersi alla prova: e l'applauso spontaneo della folla...

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    Scritto da: Concetta Antonelli
    Riferimento:
    Stasera, durante la festa patronale...

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