Scritto da: Lorenzo Bazzoni

Flower on fire

La notte è rischiarata da un fiore che brucia.
Tragiche ombre si contorcono e sfilano in morbosi teoremi sui volti composti e impassibili d'una cerchia di monaci oscuri.
Talari abiti neri, bocche contratte e rughe profonde come fosse oceaniche, sbiadiscono nella notte, crollano nel calore.
Sentori d'arrosto, di carni che bruciano e prendono allo stomaco si levano dalle fiamme affamando i figuri che osservano, che guardano il fuoco.
Sulla pira si contorce un fiore di carne.
Le sue grida lacerano le nere tele della notte, si piantano nei crani degli astanti come frecce di acciaio fuso scagliate dall'arco saldo nella mano del possente Apollo.
Mentre il fuoco divora la sua purezza, trasmutando la pelle d'avorio nella nigra materia che compone la malvagità, le maledizioni fioccano come neve dalle sue dolci labbra di rosa, che si screpolano e cadono a pezzi nel calore che monta e monta verso il cielo, bestia che attenda di distruggersi con la sua stessa furiosa brama.
E gli uomini di nero vestiti guardano, guardano il fiore bruciare, carbonizzando i loro spiriti con il rogo di lei.
Gettano, ritmicamente, ritualisticamente, ramoscelli nel fuoco, come fossero futili passioni terrene di cui è giusto disfarsi, peccati errabondi che testimoniano la tanto odiata umanità, l'estatica debolezza della carne.
Nella luce di fiamma guizzante, diabolici esseri umani uccidono loro stessi in abominevoli pretese di santità, rimanendo null'altro che contenitori di carne ripieni di cenere ed escrementi.
Intanto il fiore arde sul rogo, il suo dolore inespresso che attraversa il cielo come una scarica elettrica, che, come un'ira di folgore divina o diabolica, s'abbatte sul cuore dell'unico umano in quel sacro luogo sacrilego, che non è ancora cenere.

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