Scritto da: Andrea Manfrè

Incontrare il destino in sella a una bicicletta


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...i fanali e neanche il clacson. Adesso vado a vedere». Accende i lampeggianti e si mette a correre verso il luogo del rumore sospetto. Dopo cento metri il sangue gli si gela dentro: a terra scorge la ruota di una bicicletta e vicino nota qualcosa che si muove. Subito si domanda: «Dio mio, cosa ho combinato». Il pensiero fisso dei clienti che lo aspettano si cancella improvvisamente, e irrompe il terrore «Dio mio, ma è un bambino! ».
Il cuore comincia a battere all'impazzata, per terra c'è anche del sangue. Carlo osserva con attenzione la strada, cerca con paura nuovi dettagli e nel buio sente una voce, un lamento. Immediatamente rivolge lo sguardo verso il punto da dove sente provenire la flebile voce. È una ragazzina; avrà sì e no dieci anni: «Chiamate un'ambulanza! », urla Carlo verso un negozio dal quale stanno uscendo un paio di persone: «Vi prego, vi prego! Presto, chiamate il 113! È un'emergenza! ». Nessuno degli accorsi è esperto in pronto soccorso e nessuno ha il coraggio di toccare quel fragile corpicino così mal ridotto. «Giulia! » urla, arrivando di corsa una signora, «Giulia, che cosa ti hanno fatto? » È la mamma della bambina,... [segue »]

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