Scritto da: Victoria Lucas

Scendere

Non è essenziale sapere chi scrive o come lo scrive, è fondamentale sapere che c'è un essere in questo sistema metrico affettivo che attira, deturpa, imbroglia e infligge simpatie fugaci e desideri insanabili, poiché un uomo come una donna sanno che il loro ruolo è un gioco di potere che possono vincere e contrastare come e quando vogliono.
Tu, mia interlocutrice ignara sai benissimo che la tua cesta di vimini è infangata di vittorie e aberrazioni, ma il fascino del male parla forse troppo spesso alla mia ancora e mi porta giù.
Fino al punto in cui sono qui con i miei detriti a dirti che non posso fare a meno di pensare che prima o poi vedrò la tua ancora solcare queste paludi.
Tu puoi vincere, laddove le mie sconfitte sono state consapevoli, tu puoi farcela laddove io ho ostentato la lentezza.
La mia vita è una ruga su un viso già invecchiato, le esperienze condannano, sono onde di pelle morta, e la mia disillusione aveva già i guanti macchiati, certa che ciò mi avrebbe salvata dal precipizio, eppure c'era un'eco che mi acclamava dal basso, era quella che mi diceva cose in una lingua del passato che avevo dimenticato.
Scesi non per volontà ma perché scelsi il mio destino, e non trovai alcunché.
Solo io che gridavo, "sei qui?".

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