Scritto da: Francesca Alleva

Equilibrista

"Era una ragazza normalissima, davvero, non aveva mai dato segni di squilibrio." "Sì confermo, ricordo quando teneva aperto il cancello a chi doveva entrare nel palazzo..." "si ricorda di quando portò la spesa al vecchio del 5 piano, l'ascensore era rotto?..." "una vicenda particolare quella che ha colto stanotte, verso le 4, una ragazza che abita ormai da un anno nel monolocale che vedete ora inquadrato, in una bella via trafficata di milano. Lascia tutti sorpresi infatti... amici eccola che la stanno portando giù. Signorina! Ci dica qualcosa, signorina aspetti..." "la prego non disturbi la ragazza, è sotto shock!" "Maledetti giornalisti, spostatevi!" "Signorina rilasci qualcosa, qualsiasi cosa, alla nostra telecamera". La 'signorinà si fermò un attimo. La 'ragazza che non diede mai segni di squilibriò guardò fissa la lucina rossa led della telecamera. Cercò le parole per spiegare come o perché, nel bel mezzo della notte le fosse crollato un masso di tristezza addosso. Scavò, cercando le parole da usare per spiegare come mai una persona qualunque non deve essere per forza pazza per perdere la stabilità. Squilibrata? Sì. Per una notte sì. Per quella notte che in bilico sul tetto squilibrava l'anima, urlando alla luna, chiedendo "c'è nessuno?", piangendo. Cercò le parole per non sembrare pazza. Ma sapeva che sono pochi gli equilibristi che ricordano il piede in fallo, troppo concentrati sui loro traguardi. Sapeva che le persone, quando non soffrono, non sanno avvicinare il dolore altrui. E si allontanano, appellando a pazzi. Fissò il led rosso della telecamera. E tornò a camminare.
Composto sabato 3 agosto 2013

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