Scritto da: Silvia Arosio
Nella notte, il suo respiro era lieve, superficiale, non arrivava all'anima, sterile, quasi una brezza che accarezzi solo le corolle in un prato, senza strapparne il polline, per impollinare altri fiori. Un respiro a metà, per non fare rumore e non disturbare il silenzio. Ma il cuore, diversamente del fiato, faceva rumore: batteva veloce, ravvicinato, forte. Lo sentiva nel silenzio tra il cranio ed il materasso, nella testa, nel collo, nelle spalle, nel torace, nelle gambe e da lì, nel letto che vibrava all'unisono. Come un terremoto, le vibrazioni dal letto passavano alla rete, al pavimento, alle pareti, a quella stanza di cui conosceva ogni anfratto e che di notte diventava caverna, buia, vuota, nemica. L'eco del suo cuore diventava mondo. Il cuore, quando batte di notte, fa più rumore. E non fa dormire.
Composto venerdì 9 maggio 2014

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