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...mi chiedo cos'era quello che ci legava, a sto punto. Non credo fosse la superficialità di un mondo che non mi appartiene più da tempo immemore. Quel mondo me l'ero fatto andare bene, a distanza di sicurezza, solo per avere un alibi per restarti accanto. Il fatto è che con te mi pare di aver condiviso così tanto. E non me lo spiego come di questo tanto, alla fine, sia rimasto niente. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che mentre io donavo a piene mani, tu arraffavi solamente. Ecco perché ora non ho più memoria di nulla e ti guardo come da una distanza infinita. E l'unica sensazione tangibile, rimasta a testimonianza di tutto quello che siamo stati, è solo sta delusione che non vuol saperne di scivolare via. La colpa è anche mia, a ben vedere. Mia che enfatizzo sempre tutto. E proprio sto enfatizzare, sto vivere gioie e dolori triplicati all'ennesima potenza, è la prova più concreta di quanto sia stata capace di tenerci. La colpa è mia che non ho voluto vedere quanto a te, invece, poco importasse lasciarci andare.
Ce l'hai tu, un'anima? Me lo sono chiesta infinite volte, ora più di prima. Ora che resta solo silenzio, coperto dall'eco di parole dure. Le stesse parole con cui sto cercando di coprire anche la delusione. Quella delusione che, da sola, non vuol saperne di scendere.
Composto martedì 9 aprile 2013

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