Il fatto è che chiunque agisca proietta un senso. Attribuisce un senso a ciò che fa, il che è assolutamente inevitabile e increscioso... il motivo per cui non ho mai agito? Perché non credo nel senso. Attraverso la riflessione e l'esperienza interiore ho scoperto che niente ha senso, che la vita non ha alcun senso. Ciò non toglie che finché ci si industria si proietti un senso. Io stesso sono vissuto in simulacri di senso. Non si può vivere senza farlo. Ma chi agisce credere implicitamente che le sue azioni abbiano senso; altrimenti non si darebbe da fare. La mia esistenza quale essere vivente è in contraddizione con le mie idee. Essendo vivo faccio quello che fanno i vivi, ma non credo in ciò che faccio, eppure un po' ci credo, nonostante tutto; è questa, suppergiù, la mia posizione.
La gente non riesce a credere che la storia non abbia un senso. La storia ha un corso, ma non un senso. Tutta la storia universale è così: ogni civiltà a un dato momento è matura per scomparire. Ci si chiede allora che senso abbia questo sviluppo. Ma non c'è senso, c'è sviluppo... Ci si prodiga, si fa qualche cosa, e poi si scompare [...] La negazione (nel senso) della storia e in ultima analisi la filosofia indiana: l'azione considerata insignificante, inutile.
Ciò che conta è soltanto la sospensione del tempo... è infatti, se si riflette sulle cose, si dovrebbe smettere di agire, di muoversi... buttarsi per terra e piangere.
Composto venerdì 7 marzo 2014

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