È normale avere paura, è normale avere reazioni poco degne di coraggio; l'importante è comprenderlo, capire che quella linea sottile tra la paura e il coraggio può essere colmata dal tentativo. È nel momento in cui si rinuncia a giocare che si fallisce. Impercettibilmente quel confine non si riesce a tastarlo proprio perché lo si deve cercare dentro di noi, oltre i nostri limiti... Per sapere se realmente quel gioco può essere attuato c'è bisogno di sperimentare la paura, di lasciarsi alle spalle i picchetti che segnano l'impossibile. E sapere che possono esserci due strade: la prima è quella del tentativo non riuscito che non è un vero fallimento ma nell'ottica del nostro ego potrebbe rappresentare una vittoria e una svolta verso un nuovo modo di interpretare gli errori, un invito a dare di più; la seconda è quella della riuscita, quella dell'estasi della vincita, quella che ci permette di prendere quei picchetti e spostarli un po' più avanti. La differenza? No, non c'è nessuna differenza tra le due strade. Entrambe portano a metterci in gioco e nell'uno o nell'altro risultato c'è un passo avanti. L'importante è non rinunciare al gioco perché quando meno te lo aspetti, quelle carte che si rivelano sfavorevoli diventano le migliori.
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