Scritto da: Alessio Fabretti
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...da mani millenarie, ai piedi di un dirupo da cui vedo e percepisco il sole luminoso, ombra, la mia. Stivali, sahariana, cappello a falde larghe e distante un sauro che brucava fili d'erba ingialliti. Con un salto attutisce, la sabbia i miei passi. Una gola, pareti rossastre riflettono luce calda e un paesaggio, un tempio intagliato, nell'arenaria rossastra, ancora altri, una gola nasconde. Ricordi di una popolazione che sapeva costruire edifici magnifici. Su in alto, nella parete, resti di simulacro, un luogo di preghiera? Non capisco come si possa arrivare, o con quali mezzi quel popolo o i sacerdoti officiavano. Guardo meglio, un sentiero, partiva dal basso. Sento il bip dell'apparecchiatura collegata e vedo sagome scure di visi che mi guardano, percepisco spezzoni di parole e di frasi. Una luce invade i miei occhi, ombre. La valle illuminata, abbasso la falda del cappello, per il riverbero, e la sabbia scricchiola sotto i piedi emanando riflessi luccicanti. Ecco sembra il tempio principale, di un re una tomba forse. Pareti lisce senza nessun simulacro o resti di qualche dipinto, nulla. L'altezza della volta si perde nell'oscurità come pure il fondo, un crocifisso sbiadito è illuminato dalla mia torcia, forse una chiesa antica ... [segue »]

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