Scritto da: Alessio Fabretti

Un delitto alla casa di cura


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...la porta, la spalanchi, in modo che veda il corridoio".
Irina salutandolo, lo lascia ancora nello studio chino sulle carte. Prende la borsa con la documentazione, spegne le luci e chiama l'ascensore. Arriva nel garage, situato nel sottosuolo, ormai in penombra, le luci di sicurezza accese e intravede un vigilante che iniziava la sua ronda di controllo:
"Buonasera Irina, così tardi stasera?" Di rimando:
"... Sa... il mio capo... al solito... a domani".
Il ticchettio dei suoi tacchi si amplifica nel silenzio.
Si avvicina alla sua Lupo parcheggiata poco distante. Apre la portiera e mentre chiude lo sportello, vede percorrere la rampa di uscita l'audi a6 del suo capo, che appena in strada sterza, con uno stridio di gomme sull'asfalto reso viscido da una pioggerellina, sbandando.
"Chissà quanta fretta" mormora e mette in moto.
Intanto nei vari piani le infermiere di turno avevano iniziato il loro lavoro e la distribuzione delle terapie: misurazione della pressione, ecc, salutando gentilmente gli ammalati e chiedendo anche se avessero bisogno di qualcosa, anche di una compressa per addormentarsi.
Il primo piano era costituito da dieci stanze a due letti e in alcune vi era anche un solo paziente. Il secondo piano era un reparto di cerebrolesi ... [segue »]
Composto lunedì 7 dicembre 2009

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    Scritto da: Alessio Fabretti
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