Un pericoloso gioco: un uomo e due donne
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...lasciò fare. Un'espressione seria comparve improvvisa sul volto del biologo, non fece in tempo a proferire parola che premetti il grilletto, partì un colpo, un botto risuonò nella villa, il rinculo mi fece sbattere contro la cassettiera dove avevo trovato l'arma. Intanto all'altezza della spalla e del collo del professore si stava diffondendo un'enorme quantità di sangue rosso vivo.
Non proferimmo parola, dopo alcuni secondi il prof. Era immobile e con gli occhi sbarrati, era sicuramente morto. Sebbene il mio cuore battesse all'impazzata mi sentivo calma. Lasciai la pistola sulla cassettiera, uscimmo in fretta dalla villa e salimmo in macchina. Non riuscivo a capire cosa m'avesse spinta a premere quel grilletto, avevo fatto la cosa più insensata e irrazionale della mia vita. Ma poi la mia mente dovette presto fare altre considerazioni: «La villa è abbastanza lontana da altre abitazioni, è quasi isolata. Chi può risalire a noi? Non lo conosciamo neanche, non abbiamo incrociato nessuno né all'andata, né al ritorno». Non mi sento un'assassina. È stato un incidente: non volevo uccidere nessuno. Franca e io abbiamo ripreso a dedicare le nostre giornate alle cose di sempre: alle lezioni, allo studio, alle uscite al cinema, qualche volta in disco la sera. Non dobbiamo più pensare a quanto accaduto quel maledetto pomeriggio, nessuno ci scoprirà mai, quella infelice gita non l'abbiamo mai fatta.
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