Scritto da: Rosa Cassese

Pensieri liberi


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Vagito dialettale
Appena ho emesso il primo vagito l'ho fatto in dialetto, man mano che crescevo, mi "specializzavo" ad usare termini che la mamma, il papà ed altri componenti familiari, mi inculcavano; tutto sembrava bello e roseo, nel mio mondo "ovattato"! . I problemi sono sorti, quando ho iniziato le scuole elementari, e poi le medie ecc; allora non era possibile andare alle materne, perché non esisteva questo genere, di scuole, propedeutico, per essere iniziata ad usare la lingua classica, ufficiale, l'Italiano. Il primo giorno di scuola, indubbiamente, indimenticabile, ho avuto il primo impatto con una realtà diversa, direi "straniera". Ricordo la mia insegnante delle scuole elementari, che voglio omaggiare, perché ancora vivente, in quanto fu comprensiva con tutti noi bambini, impauriti e, soprattutto, con lo sguardo e la bocca rivolti a chi ci doveva "imboccare", i primi "rudimenti" della nostra lingua madre, l'Italiano. Col susseguirsi dei giorni, il mio impegno diventava ferreo, era difficile ma, musicale alle orecchie, il suono delle parole che diventavano, per me, la chiave di violino o le note di un pianoforte che emette musica incomprensibile, ma, allo stesso tempo, melodiosa. A quei tempi, parlo di alcuni anni fa, (senza arrivare, certo, all'Unificazione italiana), prendere sette come ... [segue »]

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    Scritto da: Rosa Cassese
    Riferimento:
    Ho voluto ripercorrere brevemente i progressi che si possono effettuare in campo culturale, con un notevole impegno ed orgoglio e come, pur educata al parlar dialetto, si possa insegnare proprio in lingua "corretta" ed unitaria.

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