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...lo stato. Di quel legno rossiccio era anche l'apparecchio da incorporarsi alla cassa che avrebbe dovuto finirmi. Sarà meno d'un attimo – mi assicurò la signora. Mia moglie stava attenta come chi fa un acquisto. Era una specie di garrota o altro patibolo. Mi avrebbe rotto il collo sul crac della chiusura. Sapevo che ero obbligato a non avere paura. E allora dopo il prezzo trovai la scusa dei capelli domandando se mi avrebbero rasato come uno che vidi operato inutilmente. La donna scosse la testa: non sarà niente, non è un problema, non faccia il bambino. Forse perché piangevo. Ma a quel punto dissi: basta, paghi chi deve, io chiedo scusa del disturbo. Uscii dal luogo e ridiscesi nella strada, che importa anche se era questione solo di ore. C'era un bel sole, volevo vivere la mia morte. Morire la mia vita non era naturale.

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