Scritto da: Simona Ginoso
Sapete, dopo che mi hanno trovato mezza morta sul letto, dopo che mi ero autodistrutta per chi sa quale motivo, al mio risveglio in ospedale avevo mia mamma lì di fronte a me: aveva gli occhi gonfi, chissà se avrà smesso un minuto di piangere, che idiota che sono. Aprii gli occhi, con molta fatica riuscii ad avvicinare la mia mano alla sua e sussurrarle scusa.
Non sapevo che altro dire. Dopo poche ore eravamo lì, una di fronte all'altra (la resa dei conti pensai), mi chiese perché... perché avessi fatto un gesto così tanto stupido, perché? Beh sapete non lo so neanche io, so solo che ad un certo punto sei talmente stufo, talmente arrabbiato, arrivi al colmo, stai per esplodere e allora ti butti sulla prima nuova esperienza, sul primo passante, sul primo sogno che credi ti porti lontano. Non voglio giustificarmi, non potrei mai, ma quelle erano le uniche parole che avevo trovato per descriverle che ciò che sentivo, non era legato a lei o alle altre persone a cui tengo, ma solo a me. Alla mia voglia di arrivare, di dimostrarmi che ce la posso fare. Solo che lei e gli altri non lo sapevano e non l'avrebbero mai capito, al contrario io ho capito che ogni gesto che facciamo anche senza volerlo coinvolge sempre e comunque, in parte, le persone a cui teniamo di più nel bene o nel male.
Composto lunedì 27 giugno 2011

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