Il melograno e il sorbo

L'amore per la dolce e malinconica stagione autunnale mi riporta ad antiche rimembranze. La melagrana succosa, dolce e aspra assieme, con i suoi sanguigni chicchi andava ad adornare rustiche ceste di frutta adagiate, trionfanti, su tavoli e vecchie madie: portafortuna dicevano, i suoi chicchi straripanti regalano abbondanza, amore, fecondità; ed io bambina pensavo che la melagrana era un così bel frutto e che quei rossi sgargianti chicchi sembravano rubini incastonati, stretti e giocondi, chissà, magari ci potevo anche giocare. Il sorbo, antico frutto d'autunno, selvatico e un po' dimenticato, dolce e polposo che nella mia casa di bambina attendeva sospeso in veranda avvolto in ambrati grappoli; assieme al melone d'inverno giaceva e attendeva, inerme, il suo tempo perché fosse della giusta dolcezza da poterne apprezzare il nettare. "Assaggia!" Mi invitava all'assaggio mio padre conoscendone la polpa morbida e saporita: "assaggia, senti che buono"! Ed io, curiosa, ne gustai una bacca, una e poi un'altra ancora di quel frutto strano che poco conoscevo e che il vicino o forse la signora Genoveffa, che vendeva l'olio, ci aveva portato, questo non lo ricordo. Non certo si ripeteranno tali emozioni ma, qualora tornassero alla mente, come ora, saranno dolci, care e nitide rimembranze.

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