Scritta da: Sir Jo Black
in Poesie (Poesie personali)
Dove guardi?
Dove guardi?
Non vedi?
Il tempo scorre
inconcludente
verso l'abisso.
Niente più oggi,
né domani...
Sempre silenzi,
senza respiro
passi nel vuoto...
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Dove guardi?
Non vedi?
Il tempo scorre
inconcludente
verso l'abisso.
Niente più oggi,
né domani...
Sempre silenzi,
senza respiro
passi nel vuoto...
Quasi sera,
e tu eri con me,
eravamo seduti
accanto al mare.
Quasi sera,
e là, sopra la sabbia,
c'erano ancora i segni
del nostro amore.
Ricordo
che tu mi parlavi,
io stavo guardando
una vela passare:
era bianca,
era gonfia di vento,
era l'ultima vela:
era ormai quasi sera.
Quasi sera...
e non ricordo altro,
né la voce che avevi,
né il nome che avevi.
Quasi sera...
e poi non t'ho più vista,
non ho mai più saputo
di te, della tua vita.
Ricordo
di noi soprattutto
la vela bianca che a un tratto
sfiorò il nostro amore:
era bianca,
e dopo un momento
io la stavo cercando
ma non c'era che il vento.
Attese fragili
annegano negli occhi:
vetro opaco
senza cielo.
Il ritratto del silenzio
stampato nel buio.
Lampi di luce
scappano
sulla linea grigia.
Riquadri di luce,
soffusa o spenta,
dove entrano i sogni:
dolci ricordi,
amari dolori,
si posano sulle luci
che piu tardi
rivedranno solite cose.
Lampi di luce
scappano
sulla linea grigia,
sognano di perdersi...
stampato nel buio,
il ritratto del silenzio.
Frammenti di pensiero
arrotolati, annodati, confusi ...
attesi come una nascita ...
come l'aria del mattino ..
Onde
Emozioni
Tinte coi colori del mare ...
Vive ...
Emozioni lontane
a tratti assenti ...
perse, attese, latenti ...
ritrovate ...
Bevute come da fresca fonte ...
Emozioni ...
Dando colore al silenzio,
ancora teso sulla linea grigia,
nella notte (...),
incontrare luce.
Era l'ora dei sensi,
l'ora dell'emozione,
e il tempo diveniva azzurro.
Sensi come corde,
tesi all'aria del mondo,
eravamo lì... noi:
l'albero candelalbero,
la nostra vita.
Ancora in salita!
Perché non posso essere cervo?
Correrei senza catene nel bosco.
Perché non posso essere aquila?
Volerei nel vento tra i monti.
Perché non posso essere delfino?
Nuoterei fino al cuore del mare.
Perché non posso essere leone?
Possederei la mia compagna.
Perché non posso essere pietra?
Immobile nel vuoto non sentirei...
Invece guardo dea Luna e piango.
Maledetto dagli dei:
vivrò nel sentire,
avrò un'anima dolente,
avanzerò inutili passi...
Venere,
unica stella,
unico resto di una notte,
mi guarda e non tace.
Parla all'anima:
"Domani il tempo è finito
dicevi...
è già domani ora:
vedi me e sogni ancora!"
Linea fluida sul volto,
salata,
ancora vita che scorre...
Stringi questa mano,
entrala nel tuo cielo,
resterà con te
e sarà carezza,
non fuggirà lontano,
aiuterà la tua.
Dov'è l'anima che vicina bramo?
Dove sono gli occhi ove affondavo?
Dov'immergerò i miei sguardi,
sguardi trabbocanti desiderio, amore?
Solo avanzo passi pesanti e tristi.
Cerco il riflesso dei sensi,
trovo ricordi caldi e amati.
Cerco lo sguardo di cui ho sete.
Trovo buio e altri vuoti silenti.
Voglio te che amo da tanti ieri,
bramo il tuo fremito con me,
devo sentire il nostro calore,
abbraccio di sesso cercato.
Tu fuggi, io attendo anche oggi.
Guardo lo specchio e sono gli occhi miei,
dentro ancora i tuoi che vedono me.
Solo, davanti a riflessi amo te,
aspetto ancora un domani che verrà.