Poesie inserite da Simone Sabbatini

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Scritta da: Simone Sabbatini

Sorprendere

Nei deserti di pietra del mio rosso rosso cuore
dove la parola d'ordine è deludere
non ho che un'arma ed è sorprendere.
Ma non sempre la mia mente è libera:
alberi di polvere si alternano a sentieri,
finché quell'oasi camuffata perde novità
e si scopre il miraggio:
la miccia era bagnata e ha fatto tanto tanto fumo,
anche il botto è stato grande ma sono cose che non restano.
Il disgregarsi dell'immagine lascia una mummia in bianco e nero
d'imbarazzo vergogna colpa insicurezza.
Paura e solitudini nel caos dei potrebbe
che abbandono con concretezza
nell'unica certezza di sbagliare.
Composta martedì 12 luglio 2005
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    Scritta da: Simone Sabbatini

    In sua movenza

    Dal mio vagone
    ascolto le voci che viaggiano sopra i binari,
    dialogo sereno con questo bellissimo ciarlare.

    Se ti dicono che parlo da solo
    ridi se vuoi ma non ti stupire,
    e prima di crederci ricorda di scegliere
    tra chi mi vede, tu che puoi,
    e confonderti in quel sonoro mare.
    C'è sempre una nave che porta al deserto:
    ma forse nemmeno ti serve,
    forse qui sai nuotare e non lo sai.
    Composta domenica 6 agosto 2006
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      Scritta da: Simone Sabbatini

      Sogni di giorno

      Sorprendo assai spesso me stesso a pensare
      a cose diverse da quelle che vivo:
      son sogni che faccio di giorno: descrivo
      ciò che di diverso potrei voler fare,
      oppure vorrei poter fare: non so.
      Io vedo tutt'altro che quello ch'io ho
      davanti a questi occhi; e poi sento espressioni
      di gente che neanche mi pensa; e poi mangio,
      poi tocco gli oggetti più strani. M'arrangio
      la nuova realtà che mi creo. Le emozioni
      è l'unico aspetto che vivo anche qui.
      Qui poi non lo so che succede: è così!
      Composta martedì 23 febbraio 1999
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        Scritta da: Simone Sabbatini

        MUTARE

        La vita di tutti, persone ed oggetti,
        la vita di piante, animali, di tutto,
        di quello che noi tutti i giorni vediamo,
        consiste in un lento, incessante cambiare:
        perché in ogni istante cresciamo, invecchiamo,
        perché la natura fa sempre il suo corso,
        perché poi nessuno lo sa fino in fondo.
        Tu dici una frase, ma poi non t'accorgi
        che quello che c'era all'inizio è cambiato,
        mutato, non è come prima, non vedi?
        Il sole, la luce, le nuvole, l'aria,
        l'età, quella stella, il granello di sabbia,
        di polvere, e molte altre cose non sono
        né più mai saranno quel che sono state.
        Vantaggio o svantaggio, dipende dai fatti,
        se poi lo svantaggio si può definire.
        Non voglio dar contro a chi vola davvero,
        più su, né dar contro a nessuna parola:
        "Cos'è ciò ch'è stato? Ciò che poi sarà.
        Cos'è ch'è accaduto? Ciò che t'accadrà.
        Non v'è sotto il sole qualcosa di nuovo,
        ché tutto esisteva già prima dell'uomo."
        Composta mercoledì 24 febbraio 1999
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          Scritta da: Simone Sabbatini

          Permettete una domanda?

          Sapete voi dirmi, grandiosi scienziati,
          studiosi di quello ch'avviene in natura,
          geniali inventori di buoni rimedi,
          o d'armi cattive da fine del mondo,
          sapete voi dirmi, con calcoli astrusi,
          con anni di conti e di formule strane,
          vi chiedo, sapete cos'è più veloce:
          la luce che mai non è stata raggiunta,
          che ancora dà dubbi di moto e natura;
          il tempo, che varia secondo il momento,
          che scorre a partire da dentro di nöi;
          la mente, che mentre tu dici una cosa,
          già cento ne pensa, e non v'è chi la fermi?
          E mentre cercate la giusta risposta
          gettate un'occhiata ad un raggio di sole,
          che gira in un'ora che dura un minuto,
          nel quale i pensieri si fanno a milioni.
          Composta lunedì 23 agosto 1999
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            Scritta da: Simone Sabbatini

            UOMO

            Investito da piccole gocciole
            bombardato cammino veloce.
            Questo suolo di spagna mi bagna
            di tantissime tiepide lacrime.
            Macroscopiche inutili ondate
            microscopica pioggia mi portano.
            Questo cielo trasmette apatia,
            questo vento mi porta già via.
            Razza umana, d'ominidi vani,
            vanità del lamento vi porta.
            Coinvolgente, e non poco, lo ammetto,
            ora prende anche me, che son io,
            che non posso più esistere io,
            che oramai non c'è più modo mio.
            Composta domenica 2 aprile 2000
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