Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Tutte le lettere d'amore

Tutte le lettere d'amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d'amore se non fossero
ridicole.

Anch'io ho scritto ai miei tempi lettere d'amore,
come le altre,
ridicole.

Le lettere d'amore, se c'è l'amore,
devono essere
ridicole.

Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d'amore
sono
ridicoli.

Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d'amore
ridicole.

La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.

(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente
ridicole).
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Libertà

    Ma che piacere
    non compiere un dovere,
    avere un libro da leggere
    e non farlo!
    Che noiosa la lettura,
    che pochezza la cultura!
    Il sole splende senza letteratura.
    Il fiume scorre, bene o male,
    senza edizione originale.
    E la brezza che passa,
    naturale e mattiniera,
    sa che ha tempo, e non ha fretta...

    I libri sono carta inchiostrata.
    Lo studio è una cosa ove è indistinta
    la distinzione fra il niente e cosa alcuna.

    Quanto è meglio, se c'è bruma,
    aspettare Don Sebastiano,
    venga o non venga
    Grande è la poesia, la bontà e le danze...
    ma le cose migliori son l'infanzia,
    fiori, musica, chiardiluna, e il sole, che pecca
    solo se invece di nutrire secca...

    E ancor meglio di questo
    è Gesù Cristo,
    che non sapeva niente di finanze
    né consta che avesse biblioteca.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      L'addio

      L'uomo dice alla donna
      t'amo
      e come:
      come se stringessi tra le palme
      il mio cuore, simile a scheggia di vetro
      che m'insanguina i diti
      quando lo spezzo
      follemente.

      L'uomo dice alla donna
      t'amo
      e come:
      con la profondità dei chilometri
      con l'immensità dei chilometri
      cento per cento
      mille per cento
      cento volte l'infinitamente cento.

      La donna dice all'uomo
      ho guardato

      con le mie labbra
      con la mia testa col mio cuore
      con amore con terrore, curvandomi
      sulle tue labbra
      sul tuo cuore
      sulla tua testa.
      E quello che dico adesso
      l'ho imparato da te
      come un mormorio nelle tenebre
      e oggi so
      che la terra
      come una madre
      dal viso di sole
      allatta la sua creatura più bella.
      Ma che fare?
      I miei capelli sono impigliati ai diti di ciò che muore
      non posso strapparne la testa
      devi partire
      guardando gli occhi del nuovo nato
      devi abbandonarmi.

      La donna ha taciuto
      si sono baciati
      un libro è caduto sul pavimento
      una finestra si è chiusa.

      È così che si sono lasciati.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Foglie morte

        Veder cadere le foglie mi lacera dentro
        soprattutto le foglie dei viali
        soprattutto se sono ippocastani
        soprattutto se passano dei bimbi
        soprattutto se il cielo è sereno
        soprattutto se ho avuto, quel giorno, una buona notizia
        soprattutto se il cuore, quel giorno, non mi fa male
        soprattutto se credo, quel giorno, che quella che amo mi ami
        soprattutto se quel giorno mi sento d'accordo con gli uomini e con me stesso
        veder cadere le foglie mi lacera dentro
        soprattutto le foglie dei viali dei viali d'ippocastani.
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Ti sei stancata di portare il mio peso

          Ti sei stancata di portare il mio peso
          ti sei stancata delle mie mani
          dei miei occhi della mia ombra
          dei miei tradimenti
          le mie parole erano incendi
          le mie parole erano pozzi profondi
          le mie parole erano stanchezza, noia serale,
          un giorno improvvisamente
          sentirai dentro di te
          il peso dei miei passi
          che si allontanano esitando
          quel peso sarà quello più grave.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Sotto la pioggia camminava la primavera

            Sotto la pioggia camminava la primavera
            con i suoi piedi esili e lunghi sull'asfalto di Mosca
            chiusa tra gli pneumatici i motori le stoffe le pelli
            il mio cardiogramma era pessimo quel giorno
            quel che si attende verrà in un'ora inattesa
            verrà tutto da solo
            senza condurre con sè
            coloro che già partirono
            suonavano il primo concerto di Ciajkowskj sotto la pioggia
            salirai le scale senza di me
            un garofano sta all'ultimo piano della casa al balcone
            sotto la pioggia camminava la primavera
            con i suoi piedi esili e lunghi sull'asfalto di Mosca
            ti sei seduta di fronte a me non mi vedi
            sorridi a una tristezza che fuma lontano
            la primavera ti porta via da me ti conduce altrove
            e un giorno non tornerai più ti perderai nella pioggia.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Arrivederci fratello mare

              Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
              arrivederci fratello mare
              mi porto un po' della tua ghiaia
              un po' del tuo sale azzurro
              un po' della tua infinità
              e un pochino della tua luce
              e della tua infelicità.
              Ci hai saputo dir molte cose
              sul tuo destino di mare
              eccoci con un po' più di speranza
              eccoci con un po' più di saggezza
              e ce ne andiamo come siamo venuti
              arrivederci fratello mare.
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