Poesie inserite da Salvatore Messina

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Scritta da: Salvatore Messina

Baci ed orgasmi

Cosce dipinti di glicine e vento
sono ricordi felici ed estasiate

assetate si elevano pregando il cielo
coi mille odori di un bel corpo rosato

liete le brezze
solenni i tramonti
ed albe festose da stringere al seno

nell'incanto assennato
perpetuo baci ed orgasmi
unicamente all'unisono.
Composta giovedì 31 dicembre 2009
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    Scritta da: Salvatore Messina

    Dei figli miei

    È sera
    con gli occhi con la mente
    in te sovrano ed assassino
    s'addormentano l'infami tuoi pensieri
    consacrati
    dei bimbi il corpo dilaniato offeso
    eviscerato inquisito ripudiato cancellato
    il sacro latte di tua madre
    quello che hai infangato ucciso
    ma dei figli miei
    quelli che da mostro immondo
    o da infame vivisettore hai stuprato
    quale altro Dio dalla croce
    me li depone.
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      Scritta da: Salvatore Messina

      Risorgerò fantastico

      Ci sarò
      sarò presente
      alta la fronte e il petto
      e la coscienza intatta
      immacolata

      vibrante il corpo
      affronterò silente
      dalle tenebre
      l'amica luce
      ma
      nel non risorgere su questa
      infame terra
      scintillerà il mio sangue
      esploderò potente
      oltre i confini
      degli spazi

      navigherò
      farò l'amore
      indi risorgerò fantastico
      nelle braccia solitare delle mie braccia

      semplicemente.
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        Scritta da: Salvatore Messina

        Improvvisazioni montane

        Ho scritto alla montagna
        nuovi sentieri
        con mughi Botton d'oro e Soldanelle
        e sempre al sasso Raponzoli di roccia

        muta cade la neve
        si posa si riposa eppoi si sciogle

        veleggiano i silenzi
        le brezze rinfrescanti
        le nebbie gocciolanti grigio perla
        si ammantano le valli coi boschi a monte
        a tratti l'alpe rifiorisce
        sconfina gli immensi spazi
        i sogni gli occhi miei

        coi vecchi amori
        rientro i miei ventanni
        le alte crode a precipizio
        gracchiante è un vecchio corvo
        le mani al sangue da leccare

        un pane caldo da mangiare
        un nuovo mese da salvare
        così da rinnovare il mondo.
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          Scritta da: Salvatore Messina

          Il venditore di storie

          Se ne stava tranquillo
          come un giorno di Natale.
          Seduto per terra fumava
          fumava
          e faceva grandi anelli di fumo.

          "Ecco i cerchi,
          i grandi cerchi della vita.
          Qui dentro vivono le mie storie.
          Io le vendo, signori,
          anche per un sorriso"

          Era un venditore di storie
          come ce ne sono tanti.
          Aveva i capelli lunghi,
          molto lunghi,
          ed anche la barba era lunga.
          Non piangeva
          ma soprattutto non rideva.
          Non aveva voglia di ridere,
          guardava solo il volto
          e poi gli occhi dei passanti.

          "Sono un venditore di storie, diceva,
          chi le vuole?
          Non abbiate paura di me,
          non faccio del male a nessuno io.
          Sono un uomo,
          non sono la vostra coscienza
          e nemmeno vostro padre.
          Io vendo storie,
          storie vere s'intende,
          ma anche possibili.
          Ne ho per tutti i gusti,
          posso farle su misura
          perché conosco il segreto
          dei vostri desideri.
          So come siete fatti
          e quello che pensate.
          Conosco le vostre donne
          quando sono femmine.
          Conosco le vostre paure
          quando perdete una battaglia
          od una guerra.
          Io vendo vita, signori,
          non fumo
          come i quotidiani che leggete"

          Il venditore di storie
          s'era chinato come se soffrisse,
          prese a tossire e a ridacchiare
          e si accendeva una sigaretta dopo l'altra.
          Sputava ora a destra ora a sinistra
          ed anche al centro della strada
          nonostante la gente
          avesse cominciato a pressarlo.
          Si leccava

          "Guardatemi,
          queste sono ferite che non fanno male.
          Sono ferite d'amore
          che voi non potete conoscere
          poiché non potreste sopportarle
          e morireste.
          Ma non racconterò questa storia
          perché è la mia
          e il prezzo che chiederei
          non potreste pagarlo.
          Vorrei raccontare invece
          di chi seduce le vostre mogli,
          di chi modifica il cervello
          degli uomini sulla terra,
          di chi distrugge i vostri figli
          penetrando le loro menti
          per renderle qualunquiste
          e mai appagate.
          Le mie storie, signori
          vivono l'aria
          di queste vostre città malate,
          l'aria d'impossibili felicità
          che vi giocate al gioco della fortuna
          ogni giorno
          perché sempre
          volete qualcosa di più.
          Quanto tempo sprecato in piazza
          in 100 in 1000 in 10. 000
          perché soffrite l'aria
          dei vostri vuoti
          dei silenzi rappresi
          del vostro essere niente
          in queste città
          che avete reso insane
          dove muoio ogni giorno
          come uomo ridotto
          ad unità produttiva
          senza più anima
          e senza più significato.
          È troppo alto
          il prezzo del coraggio
          per fare come me
          che ho abbandonato tutto
          per venire a morire qui
          tra voi
          per raccontare le storie
          che dovrebbero farvi tremare
          la mente e il cuore"

          Le sue parole erano divenute gelide
          come l'inverno
          e sembrava aspettare un cenno.
          D'improvviso cacciò un urlo
          e s'accasciò al suolo.
          Aveva sulla bocca
          una piega amara
          e sul volto una maschera
          di sangue e fango.
          Tutti fuggirono,
          solo un bimbo
          con una pietosa mano
          piena di speranza
          accarezzò i suoi lunghi capelli
          e restò accanto
          al venditore di storie
          steso
          agonizzante
          insanguinato come un vitello
          colpito quasi certamente ad una tempia
          da un sasso
          al centro d'una piazza
          di una grande città
          in un giorno d'inverno
          dell'anno che più vi piace.
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