Poesie inserite da Rosa Coddura

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Scritta da: Rosa Coddura

L'ossimoro del "ti voglio bene"

Dici: "Ti voglio bene",
ma la cerchi quando ti conviene,
le disegni un cuore
ma che insegna solo dolore,
rosso acceso-freddo
in un abbraccio
il cui cuore che pulsa
mi trafigge con appuntiti
stalattiti di ghiaccio.

Dedichi le tue poesie
ma declamano le loro bugie.
Io non capisco
io non voglio capire,
né più ho la forza di sentire,
come la gente riduca l'affetto
ad un modo di dire
dimenticandosi che c'è dietro
un sentire, un capire,
molto più profondo,
che un semplice riflesso
in un vetro
non dice nulla al confronto
diventando smemorati
persino per un nome,
dimostrando il contrario
ora che ogni dubbio diventa chiaro
Questo cos'è amore?
Questo è l'affetto?
Non è l'oro che mi aspetto,
ma queste parole vogliono rispetto.

Non capisco il bene
che non sa più di niente,
l'abuso di queste parole
come fossero caramelle,
insito è già l'ossimoro
"ti voglio bene,
ma non mi interessa niente!"
Che senso ha dirle
se puoi non riesci nemmeno a viverle?
Composta venerdì 16 agosto 2013
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    Scritta da: Rosa Coddura

    Libertà?

    Sta in una goccia
    prima di morire al suolo
    dentro il suo volo
    prima che dica
    "ora muoio"

    Sta nel vento
    quando esco
    nel fresco
    anche se tremo
    non lo vedo
    non lo temo
    non lo fermo
    non ci riesco
    nel vortice di carta
    le mani in su
    e non in tasca
    fischiettare tenendo
    il naso all'insù
    e non coprirsi gli occhi
    per un raggio di sole
    per non sentir alcune dolore.

    sta nella mia voce
    quando canta
    e nessun silenzio
    le manca
    nessuno giudice
    la può mettere in croce.

    Ma a volte...
    Chi voglio prendere in giro?

    Mi chiedo perché vivo
    Solo di un respiro
    se poi come sott'acqua lo reprimo
    e ciò che voglio
    non l'esprimo,
    mi chiedo perché metto le cuffie
    se voglio il volume
    e non un debole barlume
    voglio la musica che scorre come un fiume
    non mi interessa dell'inquilino infastidito
    voglio essere libera all'infinito
    non c'è volontà in un solo grido
    nessuno per i miei sogni fa il tifo
    non sono libera nemmeno quando scrivo
    quando delle regole della poesia
    non mi privo
    quando il verso
    dagli altri non può essere diverso
    quando la lunghezza
    è schiava della pazienza

    Sono libera?
    Non sono una goccia
    che si lascia andare
    non sono canto
    che si lascia ascoltare
    e tace per la paura di stonare
    forse sono una pozzanghera da evitare
    che un distratto passante
    può calpestare.
    ma che poi il sole
    potrà prosciugare.

    Dov'è la libertà
    quando mi sento impossibilitata
    quando evado di casa
    ma vago come una matta
    o stanza per stanza
    a mente distratta
    confusa
    perché ogni porta
    le sembra chiusa?
    Composta martedì 24 settembre 2013
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      Scritta da: Rosa Coddura

      San Lorenzo

      Affido alle stelle i miei desideri,
      sperando che diventino veri,
      affido a loro le mie speranze,
      in questa notte di San Lorenzo,
      ogni tentativo non è mai uno scherzo,
      ma le sue lacrime cadenti e luminose
      sono forse quelle più generose,
      in mezzo a questa notte solitaria,
      è pure fresca quest'aria,
      i buoni propositi assorbe,
      che par che il vento
      muove le sue corde,
      odo un dolce sospiro,
      quel che di armonioso ammiro,
      raccoglie gli ideali
      di un futuro migliore,
      la speranza non è mai
      qualcosa che muore,
      siamo gente che ancora spera,
      e non solo per questa sera.
      Composta venerdì 10 agosto 2012
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        Scritta da: Rosa Coddura

        Insoddisfazione

        Invade un senso di effimera meraviglia,
        quando nascono nuovi progetti,
        poi li rileggi
        li riosservi
        e realizzi,
        la benda slega
        piccoli sbiadimenti
        che adesso
        appaiono lentamente evidenti.

        Mi sembra di non aver fatto niente,
        mi sembra di aver scritto parole nell'aria,
        cancellate dal vento
        mi sembra di aver disegnato sulla lavagna
        e con un colpo di spugna
        aver tolto tutto il gesso,
        mi sento,
        mi sento
        insoddisfatta lo stesso.
        Composta sabato 29 giugno 2013
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          Scritta da: Rosa Coddura

          Vecchia porta

          L'ennesima porta in faccia
          mi chiedo quando resterà aperta,
          quando entrare sarà una scoperta
          del rifiuto ormai son esperta
          c'è qualcuno al di fuori di essa che aspetta?

          Ne ho ricevute troppe
          tante,
          che il mio naso è diventato un pomello
          di una porta sbattuta
          quasi abbattuta
          dalle speranze infrante,
          il mio viso, ante
          che quasi nessuno apre,
          i miei cardini di idee
          a cui sono legata agli infissi
          che non hanno più voglia d'ascoltare,
          sempre le solite cose tristi.

          Nessuno bussa,
          quel campanello
          fradicio da tempo,
          gli è piovuto addosso
          tutto il male del mondo,
          ha smesso di aspettare,
          anche questa vecchia porta
          sta per crollare
          i suoi cardini svitati,
          sono malandati,
          non sono più invogliati,
          sa che è destinata a lasciarsi andare,
          per ora penzolante da un lato,
          presto anche l'altro le sarà negato
          oramai, troppe volte le sue ante
          sbattute, si son consumate,
          dalle venature del suo legno
          sangue fuoriuscito dai graffi delle gente,
          schegge di lacrime
          cadono sul ventre del suolo
          deflagrazione, scricchiolii odo,
          stanca delle lesioni che più non regge,
          eppure dietro c'era una casa di speranze
          che però a suo tempo si son impolverate.

          Un tempo tinta di verde
          per accogliere sulla sua soglia tanta gente,
          ora ha perso anche il suo colore,
          perché è stata graffiata,
          oggetti le sono stati scagliati,
          ora a saccheggiarla dei ladri
          di in cerca di ambiti quadri

          Solo una porta sbattuta
          ed una casa ormai distrutta,
          tanto a nessuno importa,
          tutti vandali di fronte a questa porta.
          Composta mercoledì 3 luglio 2013
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            Scritta da: Rosa Coddura

            Terrazza al chiaro di luna

            Salir sopra una terrazza,
            lasciare il vociare alla gente
            ed isolarmi tra l'immensità della notte.,

            La luna ha scritto "libertà" sul suo volto,
            ogni parola a lei come un'amica ho sempre rivolto,
            ogni sospiro, emozione, desiderio incolto,
            sostenuti da pochi centimetri di cemento
            e limitati da ringhiere che li trattengono dentro.

            Un urlo. Un filo di voce che è invece stato trattenuto,
            non so perché, anche se qualcuno non c'è,
            che può ascoltarmi,
            eppure non è uscito,
            con il silenzio è stato riempito.

            Gli occhi intanto si escludono,
            il pavimento più non sostiene,
            sul mio equilibrio più non interviene,
            la ringhiera s'abbassa
            ed ogni convenzione eclissa.

            Che cos'è questa sensazione?
            Una vertigine che più non ha paura
            ma stende le braccia per volare,
            sento di volare,
            sento tra le vie che posso urlare,
            è folle
            è come stare al centro della strada
            a correre il rischio di essere investita,
            con la consapevolezza di non potermi più rialzare,
            sento la libertà scorrermi in vena,
            sento che lasciarsi andare vale la pena.

            Una voce mi cerca,
            l'incantesimo si spezza,
            non posso più sporgermi oltre,
            astratta è per me la luminosa coltre.

            Chissà cosa prova quel gabbiano a volare,
            cosa si prova a saltare da un tetto all'altro,
            cosa si prova a rimanere vivi
            dopo aver realizzato che non era la fine?

            Cosa si prova ad urlare anche forte,
            da far svegliare la notte,
            cosa si prova ad infrangere le regole,
            a volare sopra le tegole?

            Cosa si prova veramente ad essere liberi?
            Godersi questi fuochi d'artificio,
            buttare all'aria all'improvviso pratiche d'ufficio,
            cantare facendo tacere il silenzio,
            volare e sfidare la morte, cosa si prova?

            A volte ho voglia di andare lontano
            da occhi indiscreti,
            a liberare i miei segreti.
            Composta domenica 16 giugno 2013
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              Scritta da: Rosa Coddura

              Passione

              È forse per quel pugno
              dato allo specchio,
              dove è stato rotto il riflesso di un grugno
              contro un possibile avversario di te stesso.
              È forse il sangue
              che hai asciugato con la mano
              dopo che è stato assaggiato il suo sapore,
              mentre scorreva lungo il pendio del volto, colorando le labbra,
              quando l'incomprensione alimentava la rabbia.
              È forse la voce che con enfasi esce,
              e con entusiasmo cresce
              per la voglia di farsi ascoltare,
              sotto i riflettori di una canzone
              è forse questa la passione?

              È forse la distanza,
              cercare di abbatterla
              immaginandoti in questa stanza
              è forse il terremoto del mio stomaco,
              dove viene giù a poco a poco un pezzo di intonaco,
              le mie pareti tremanti
              ogni volta che mi parli,
              o sguardi
              lesioni provocate da amanti distanti,
              ricordi lontani,
              sguardi che dicono
              "Non è mai troppo tardi".

              Che colore ha la passione?
              Rossa come il sangue
              che mi scorre lungo il pugno, il braccio,
              ferito dal vetro,
              come ogni passo, metro, che ci allontana,
              come la bandiera di un torero
              è la forza di un desiderio.

              È la determinazione,
              in un percosso tortuoso,
              la volontà che non ha riposo,
              la perseveranza
              sono i mille chiodi affissi sulla bacheca della mia testa
              che non so strappare,
              dove ancora ogni scritta resta.

              È questa la passione,
              a volte un sentirsi vivo
              ma senza respiro
              nell'attesa di una presenza,
              sentirsi vinti in un mondo campione
              l'insopportabile delusione.

              Le parole fuori controllo,
              un terremoto, un crollo
              e la ricostruzione
              è questa la passione.
              Composta sabato 13 luglio 2013
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                Scritta da: Rosa Coddura

                Semicerchio sfumato

                Anche se è giorno, ti cerco, ti osservo
                tu, lassù sembri un semicerchio
                dal gesso sfumato
                nel disegno di Dio.

                Sono niente, neanche un punto,
                al confronto del tutto,
                sei lontana, luna, eppur ti cerco,
                con uno sguardo che mi fa sembrare
                al traffico, una persona distratta,
                e mi fermo a pensare che anche se sei distante
                ti vedo, ma non è così per tante cose.

                Poi scatta il verde,
                passo e faccio finta di niente,
                mi sono incantata un momento,
                e poi svegliata dal clacson
                che mi intima di passare,
                è tardi devo andare,
                il mio impegno mi attende,
                per questa notte si ci sente.
                Composta martedì 18 giugno 2013
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                  Scritta da: Rosa Coddura

                  Sbaglio sempre

                  Sbaglio sempre lo so,
                  ma istintiva sono però,
                  ho sbagliato, sbaglio e sbaglierò
                  finché da qualche parte arriverò.

                  Sono parte delle domande,
                  un eterno punto interrogativo,
                  passi esitanti
                  fingono sicurezza
                  per non sembrar ignoranti.

                  Sbagliare,
                  alzo la mano per imparare,
                  cado, si, per potermi rialzare,
                  cercare.

                  Ed ho sbagliato così tante volte
                  che le persone se ne sono accorte,
                  alcune mi hanno teso la mano
                  in segno di un "Ricominciamo",
                  altre hanno incrociato le braccia
                  "Non voglio vedere più la tua faccia".

                  Ho sbagliato,
                  ma tu ti sei tanto stancato
                  che alla fine invece di tagliare,
                  cancellare,
                  il foglio hai cambiato,
                  ed hai ragione,
                  ma non troverai mai la perfezione!
                  Composta martedì 25 giugno 2013
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