Poesie inserite da Pietro Saglimbeni

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Scritta da: Pietro Saglimbeni

Battiti cosmici

Quando batte questo cuore...
come batte...

quando scorre questo sangue
rosso e blu di plasma e ferro
capillare, come scorre

quando bussa questo cuore...
come bussa...
urgente e travolgente
di ossigeno che spira

quando palpita il cervello...
come palpita...

quando fulmina e scintilla
di idrogeno e carbonio, ogni fibra

ogni atomo che vibra
che si espande come onda

quando parla questo cuore...
come parla...

quando ride e quando piange
quando inonda d'emozione, in ogni dove

ogni atomo e molecola
di quaggiù e di lassù...
nel cosmo intero

corrisponde un'emozione
corrisponde un pensiero

in quel battito di cuore c'è un palpito di cielo.
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    Scritta da: Pietro Saglimbeni
    Gocciola
    dalla roccia
    una goccia
    diamantina

    d'acqua
    trasparente
    che disseta
    giocando

    goccia a goccia
    al bambino
    sulla lingua da mammella;

    se la guardi
    al microscopio
    ti mostra mostri
    rutilanti

    vitali forme
    evanescenti
    protozoi ciliati
    e naviganti;

    ogni uomo
    è una goccia
    e forma fiumi
    e passa ponti

    in corsa a Roma
    come a New York
    o a Tokyo e tutti
    verso Maratona

    mentre sotto i ponti
    scorre lento
    ancora il fiume della storia;

    lo stillicidio
    calcareo allaccia
    totem di stalattiti a stalagmiti

    chi può contare
    tutte le gocce che l'Orinoco
    versa nell'Atlantico

    o del Gange
    pullulante di gente
    o del Nilo
    che risale al cielo

    neanche un Dio
    vorrebbe cifrare
    perché la goccia
    è lacrima umana

    e quando scende
    dalla roccia
    è poesia che
    sgocciola pensieri

    che stilla a stilla
    nel cosmico
    silenzio parla
    e annunzia vita.
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      Scritta da: Pietro Saglimbeni

      Aumkara della vita

      Nel buio prenatale
      l'eco della voce
      carezza sotto pelle;
      canta la madre e
      il bimbo nuota nel suono
      primordiale oceano
      di infinite odissee.

      Partorirà con gioia
      e di dolore
      verserà vagiti
      in versi
      come semi al vento;
      semi che cadono
      dentro le intime fessure
      di una terra fertile
      pettinata di solchi;
      da essa nascerà
      e a nuovo giorno
      rinascerà
      uovo/uomo nuovo.

      L'eco di quella voce
      umana e primordiale
      risentirai sotto cipressi
      sotto lapidi mute
      scritte con nomi, numeri
      e frasi uguali;
      così per sempre
      libero sarai dai luoghi
      e dai tempi
      di quest'utero di mondo.
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        Scritta da: Pietro Saglimbeni

        Pedestri Terrestri

        La lingua dell'onda spumeggiante
        vivo velo di tempo immemorabile
        ha cancellato le anfibie impronte
        le tracce di pesci danzanti innamorati
        di fertili lune
        i graffiti sinuosi di rettili fuggiti
        da paradisi perduti...

        così la schiuma del tempo dimenticherà i tuoi passi sulla spiaggia di Maggio e cancellerà le tue orme
        dalla faccia della terra;

        i piedi nudi
        soltanto i semplici nudi piedi saranno i testimoni del tuo cammino:

        dal calcagno umano di Achille al divino alluce di Marilyn
        antica misura di piccoli passi
        e grandi salti nel buio;
        il tarso e il metatarso flessi
        per sentieri e strade lastricate

        dalla polvere di Maratona in guerra alle maratone di pace
        su ponti e viali di città;
        il piede esalta e coniuga

        la falange dorata
        alla falangetta d'argento
        con la falangina di bronzo
        così calcheremo mondo dopo mondo, noi pedestri e terrestri.
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          Scritta da: Pietro Saglimbeni

          Homo Nominans

          Un certo giorno, di un certo anno, un certo Dio
          prese per mano il figliolo prediletto e lo portò
          sulla più alta montagna della terra; tanto alta
          che da lassù s'intravedevano, da un versante
          e dall'altro, i fianchi arrotondati del globo.

          Figliolo, gli disse, guarda le cose a vista e quelle
          nascoste; ammira gli animali e le piante, i mari,
          gli estesi territori e i fiumi in corsa; cerca nel cielo,
          fruga nell'acqua. Un giorno figliolo tutto questo sarà come te stesso: ma dovrai nominare ogni cosa.

          Il figlio guardava il padre che parlava: non guardare
          me, non nominare me! Che sono colui che sono! Che ho
          chiamato il cielo, cielo! E la terra, terra! Che ti chiamo: Adamah, per come sei, dalla terra venuto che alla terra
          ritornerà. Adesso tu continua: tu, dagli un nome!

          Ammutolito Adamah ruminava pensieri, tra se e se
          misurava il fiato; mormorava, balbettava. Nella bocca
          di un uomo, per prima volta, il vento si faceva parola:... mh... mum... mem... mam... mamm... mamma!
          La voce umana echeggiò ed errò così di valle in valle.

          Adamah e i suoi eredi andarono battezzando l'universo; chiamando il pane pane e il vino vino riempirono così i granai, le botti e i dizionari; costruirono muri di città e immense torri; fruttificarono alberi di melo e di banano; separarono madre da metro; e puntarono verso l'infinito.

          Fu dato un nome ai compagni di viaggio, ai terrestri fratelli di vita che poterono gracidare, ululare, cinguettare;
          il leone volle ruggire ed il gatto miagolare; mentre l'aratro
          solcava la terra e la nave il mare; così la ruota strideva
          e cigolava sul selciato e l'aereo poteva rombare nell'aria.

          Le parole cominciarono a volare con ali proprie: fiorirono idiomi per tutta la terra che seminarono versi, inni e canti;
          lanciarono al vento qualche incomprensione e troppo spesso raccolsero tempeste. I nomi si fecero Cesari e furono guerre;
          si dissero Joshua o Gandhi dando agli umani segni di pace.

          Nel nome lapidario del nome, non dimenticare nessun nome;
          ama ogni nome come te stesso; e il sospirato fiato sia ricordato.
          Verbo del verbo che diviene carne; che completa l'equazione nell'evoluzione: il corpo umano, sia parola. Mongolfiera pindarica, stradivario galvanizzato nell'algoritmo complesso del tuo nome.
          Composta nel 2007
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            Scritta da: Pietro Saglimbeni

            Shoah infinita

            Adorno di orrori il mondo nega la parola alla poesia
            alla vita incenerita che cerca la verità nel cielo;

            dietro quel cancello scuro, dietro quelle scure parole:
            -Arbeit macht frei - vi rende liberi il lavoro, si maschera

            ingannevole la morte; in fumo la vita disprezzata
            numerata nella banalità del male; negato il nome

            lasciata ogni speranza: bambini in prima fila cantano nell'assurdo gioco che uccide; un bimbo che ride è lirica,

            un bimbo spaventato poesia epica: che poesia è la vita!

            Adorno di barbarie il continente brucia libri e persone
            stupra e tortura parole nella lingua di nobili poeti e

            quanti, filosofi e musicisti, si rivoltano nelle tombe
            cercano una torre alta e giù da lì verso il cielo di fumo;

            dies irae, dies illae! Da dove verrà il giorno che ci liberi
            dal male? Suoneranno le trombe che scoperchieranno

            le pesanti lapidi dei celesti cimiteri, e ritorneranno i nomi
            come libere parole, quelle parole che liberano dal male

            -Alle Menschen werden Bruder - tutti i nati siano fratelli
            la voce fraterna di Friedrich Schiller s'alza negli stessi cieli

            che berranno fuoco e fiamme e il latte nero della morte;
            prima che il fratello poeta Paul Celan in solitudine cosmica

            trovi un ponte alto sulla Senna da dove possa a piene mani lanciare versi e vedere fiorire e passare la rosa di nessuno

            ch'è negli occhi di tutti: vera poesia che vive!
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