Le migliori poesie inserite da Maresa Schembri

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Scritta da: Maresa Schembri

La partenza

La madre

Per te in orazione, io sono senza oblio,
qui fra ginestre il tramonto è di seta,
oscuro treno ti portò lontano. Le foglie
tessono reti d'ombre, e sàcculi.

Il figlio

L'acqua del mare è il mio cammino,
e tu non mi senti, io errante tremo.
Sarà rosso il paese sulle tegole,
e molli le balze d'erba - il rivo geme?

La madre

Qui gentile gallo canta per te, fra poco
bianca capigliatura avranno le stelle.
Mori e cristiani raccolgono timo;
molto confusa è la tua voce per me.

Il figlio

Mi langue l'occhio, madre, e a me sopra
il mare ruota senza allegrezza.
La mia mano è fronda tra
alghe - vizza, la Fenice non rinasce.

La madre

Allungo le dita per cercarti, figlio,
ma ti sento in mezzo a ritorte radici.
Nella terra dalle pietre rosse, sai,
va il carretto: tu fosti per me giglio.

Il figlio

Suonano pesci sul mio corpo, madre,
scintilla mi fu la mente che in alto
si dissolse nel boreale vento. Attorno non ho rugiada in selva; qui è abisso.
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    Scritta da: Maresa Schembri

    Il mio bambino

    Tu sei la luce del sole.
    Ove posi lo sguardo
    fiorisce la gioia.
    Ho scoperto con te
    stelle splendenti nel cielo
    e teneri fiori pei campi.
    Abbiamo cercato gocce di rugiada
    sui fili d'erba...
    Nei tuoi occhi profondi
    ho trovato la pace.
    E quando impaurito,
    lo sguardo di un timido agnello,
    mi cerchi la mano,
    una forza sconosciuta mi assale.
    Non esiste la Morte,
    se odo al mio fianco
    il tuo breve respiro,
    mio piccolo uomo.
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      Scritta da: Maresa Schembri

      La Tenebrosa

      Crescevan nella tomba le unghia
      a Giuseppe, morto, adunche.
      Liquefatto gli gocciava il fegato.
      Nelle cave orbite senza luce
      aveva due tenere rotule di Ririrì.
      Dal cervello putrescente e dalla teca
      si sperdevan milioni di pensieri
      in filiere per i cipressi del cimitero.

      Dio verdolino come libellula, lì
      cercava di penetrare fra le estreme cellule.
      Ma gli oscurava a lampi la via,
      la Tenebrosa. Bolliva nel vicolo la pignatta - oh, quanto fonda! - di donna Riricchia.
      Nella valle in paura del vento, le canne. Picchia
      la notte sugli ossi secchi della tomba.
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        Scritta da: Maresa Schembri

        Le strade del cuore

        Se cerchi nel mio cuore,
        trovi pianeti dispersi
        in galassie lontane,

        formati da pianeti,
        e uragani di pietra.
        Nel centro, vi sorge
        una chiesa indemoniata
        costruita con sangue
        e gesso, in un piccolo
        pozzo di fango.

        A pochi passi vi è una
        fontana di lacrime dove
        si fanno il bagno i dannati.

        All'uscita una strada,
        bagnata di sudore,
        dove la mia futile
        vita,
        si abbandona a dispetto
        dell'ingiusta stupida
        fortuna.
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